"Ottaviano e Luciano separati in casa", "D'Alfonso leader ma è già lite", "Il sorriso di D'Alfonso gelato dai ginobliani", "Lo strappo di Del Turco e Ginoble": sono i titoli dei principali quotidiani di oggi che a prima vista sembrerebbero alludere ad un imminente spaccatura nel panorama politico abruzzese.
E invece no!!!
I titoli si riferiscono al primo appuntamento pubblico del neonato Partito Democratico abruzzese che si è svolto ieri a Sulmona per eleggere il Presidente dell'Assemblea regionale del partito. Un appuntamento che avrebbe dovuto consacrare la leadership di D'Alfonso ma che si è trasformato in farsa quanto i rappresentanti della minoranza del partito (circa il 35%), guidati dagli indomiti Ginoble e Del Turco, hanno abbandonato i lavori nel mezzo della votazione.
E' un film già visto, una pellicola di pessima fattura, una di quelle che racconta la politica con la "p" minuscola di casa nostra, del nostro Abruzzo.
Ed è un film con tanto di regista (il solito governatore Del Turco), di protagonsita (Don D'Alfonso), di cattivo antagonista (Ginoble) e di immancabili nani (il sottosegretario Lolli), dame (Stefania Pezzopane) e giullari di corte (il factotum, a suon di denari pubblici, Lamberto Quarta).
Ma il finale non è lieto, anzi...
Alla fine, la Pezzopane viene eletta Presidente dell'Assemblea del PD abruzzese con i soli voti della maggioranza (71 su 74 votanti) mentre la minoranza (una cinquantina dei totali 124 delegati eletti da circa 134mila abruzzesi), capeggiata da Ginoble e Del Turco, abbandona i lavori di fronte ad un incredulo Franco Marini presente nel parterre VIP in veste di "cittadino abruzzese".
L'elezione della Pezzopane, DS delle zone interne, va letta nello scacchiere geo-politico abruzzese del centrosinistra, come contrappeso al potere dei margheritini pescaresi.
Insomma, inizio pessimo per il PD regionale, tanto che oggi anche un quotidiano tradizionalmente "sensibile" alle istanze del centrosinistra come "Il Centro" (Gruppo De Benedetti), non risparmia dure critiche nell'editoriale di Luigi Vicinanza parlando di "brutta partenza, deludente", "è solo uno scontro di potere", "lo strappo di Sulmona non è all'altezza dei protagonisti".
Nell'ottica di un bipolarismo compiuto guardiamo con interesse alla nascita di una formazione politica di centrosinistra, ma forti perplessità rimangono a noi, e non solo a noi (gli italiani decideranno!) su come stia avvenendo questo processo. Finora abbiamo visto uno spettacolo pessimo, di basso profilo, fatto di spartizioni di potere e poltrone, di ripicche e capricci personali.
L'interrogativo inquietante è:
se questo è il nuovo che avanza, se questa è la ricetta all'anti-politica, se questa è la nuova classe dirigente del centrosinistra (nuova???) in Abruzzo e in Italia, allora siamo messi veramente male!
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