Papa Giovanni Paolo II
lunedì 31 dicembre 2007
Ciao 2007...
Papa Giovanni Paolo II
Su svegliatevi, riscuotetevi...
E' vero: il 2007 è stato l'anno della Casta, dell'emergere e del far conoscere al grande pubblico numeri e cifre di un sistema tutto italiano di sprechi, di corruzione e di spese folli (che va avanti purtroppo da anni!). Un sistema diffuso in modo trasversale...
Gli italiani, dopo l'illusione Tangentopoli, sono nuovamente e giustamente stufi di questa cattiva politica, di questo diffuso malcostume...
Ma attenzione! Non facciamo ingannare!
La risposta a tutto questo non è quella che qualcuno ha battezzato come ANTI-POLITICA (vedi Grillo & co.). L'anti-politica non esiste, non è contemplata nel nostro sistema. Essa è solo l'altra faccia di una stessa medaglia..
E' sempre la Politica, come categoria generale, che si rende necessaria come strumento attraverso il quale si rappresenta il Popolo ed essa, la Politica, deve essere in grado di interpretare e declinare le esigenze della Nazione.
Ma è vero che oggi siamo di fronte ad una vera ed allarmante QUESTIONE MORALE alla quale urge rispondere con un risveglio delle coscienze, attraverso una azione di "depurazione", ripartendo proprio dalla Politica, dall'aggregazione, dal rapporto con i corpi intermedi, con il mondo dell'associazionismo, con i ceti produttivi, guardando a quell'Italia che vuole ed ha i mezzi per rinascere.
C'è la necessità, prima che si prendano strade diverse e più "radicali", di una RIVOLTA GENRAZIONALE, di una ventata di nuovo che spazzi via il vecchio ed affronti senza reticenze la questione morale.
Eliminazione dei privilegi della Casta (sarebbe meglio eliminare la Casta direttamente!), voto di preferenza, vere primarie, divieto di "cambiare casacca" per chi viene eletto, sbarramento, premio di maggioranza e soprattutto un CODICE ETICO COMPORTAMENTALE per chi fa politica e si candida nelle pubbliche consultazioni: possono essere questi i punti di partenza per iniziare una rivolta generazionale e salvare un paese vicino al baratro e sempre meno credibile agli occhi della comunità internazionale!
"Su svegliatevi, riscuotetevi" gente di buona volontà, uomini e donne, giovani Italiani... il Paese ha bisogno di noi perchè il "domani appartiene a noi!"
Marco Di Giovanni
2007: l'anno della "Casta"
domenica 30 dicembre 2007
Il solare tra petrolio e nucleare (di Giano Accame)
- Passare al bosco deve il suo titolo al
di Junger ed è interamente e per sempre dedicata a Giuseppe Dimitri: l’unico tra noi che nel corso della sua esistenza è passato al bosco e ne ha assunto l’essenza. - Passare al bosco si occupa di ambiente naturale e storico: energie rinnovabili, industria e territorio, parchi urbani, parchi naturali, bestiari, erbari.
- Passare al bosco sceglie lo stile asciutto, scarno e privo di retoriche formali e contenuti docili e ammiccanti.
- Passare al bosco vuole orientare verso un obiettivo di reintegrazione, ovvero verso un principio di equilibrio tra uomo e natura, da lungo tempo dimenticato ma certamente recuperabile
- Passare al bosco ha una struttura semplice: un tema centrale, un’area dedicata al verde ed una agli animali, lettere ed ambiente, consigli di azioni e letture.
- Passare al bosco conterrà i contributi di autori impegnati nell’analisi del futuro rapporto con l’ambiente secondo diverse prospettive: filosofiche, scientifiche, naturalistiche, storiche, urbanistiche
sabato 29 dicembre 2007
Sul Centro Oli di Ortona il Partito democratico getta la maschera
Il Consiglio Regionale approva Bilancio e Finanziara tra polemiche e questioni irrisolte
venerdì 28 dicembre 2007
Rapina alla Banca Antonveneta di Lanciano
Ultimo appello per il Bilancio Regionale. Oggi il Consiglio Regionale.
giovedì 27 dicembre 2007
Dichiarazioni di Gianfranco Fini a Pescara
Il presidente Prodi e' stato contraddittorio, oggi.
Fini a Pescara in ricordo di Nino Sospiri
Inoltre, la comunità politica di A.N., nel corso dell’iniziativa, intende tributare un omaggio al ricordo dell’on. Nino Sospiri, a quasi due anni dalla scomparsa.
mercoledì 26 dicembre 2007
Nessuna paura, un nuovo centrodestra è sicuro
Dobbiamo costruire un nuovo equilibrio e, soprattutto, costruire una strategia politica che sia in grado non solo di sconfiggere Veltroni e la nuova sinistra liberal, ma soprattutto di governare l’Italia verso un profondo ed autentico cambiamento. In questa prospettiva il ruolo della destra è indispensabile, sono necessari i nostri valori e i nostri punti programmatici: nessun Centro “moderato” è in grado da solo di dare risposte adeguate alla radicalità dei problemi che abbiamo di fronte.
martedì 25 dicembre 2007
Il Papa:Il Natale ci fa conoscere il buio di un mondo chiuso, ma Dio non si fa chiudere fuori
La stalla rappresenta anche la terra ''maltrattata'', un 'immagine sempre piu' attuale in un mondo ''inquinato e minacciato per il suo futuro'', a causa ''dell'abuso delle energie e del loro egoistico sfruttamento senza alcun riguardo''. Gesu' - raccontava Giovanni - ''venne fra la sua gente , ma i suoi non l'hanno accolto'' . Parole che riguardano - ha spiegato il pontefice - in definitiva noi, ogni singolo e la societa' nel suo insieme''. ''Abbiamo tempo per il prossimo che ha bisogno della nostra, della mia parola del mio affetto ? Per il sofferente che ha bisogno di aiuto? per il rifugiato o il profugo che cerca asilo? Abbiamo tempo e spazio e per Dio? '', si e' ancora chiesto Benedetto XVI, in un crescendo di interrogativi drammatici. Certo, ha osservato , ''grazie a Dio , la notizia negativa non e' l'unica, ne' l'ultima che troviamo nel vangelo''. ''Esistono anche quelli che lo accolgono (Gesu') e cosi', a cominciare dalla stalla, dall'esterno, cresce silenziosamente la nuova casa, la nuova citta', il nuovo mondo'', ha ricordato il Papa. Nella stalla di Betlemme ''ricomincia la regalita' davidica in modo nuovo...il nuovo trono dal quale questo Davide attirera' il mondo a se' e' la Croce'', ha detto Benedetto XVI. ''Il messaggio di Natale ci fa riconoscere il buio di un mondo chiuso'' ma ci dice anche che ''Dio non si lascia chiudere fuori'', ha concluso Ratzinger. A seguire la messa, concelebrata, insieme al Papa, da una trentina tra cardinali e vescovi, una folla che ha gremito la basilica: dignitari, diplomatici, religiosi, gente comune.
Buon Natale da Alleanza Nazionale Lanciano!
Marco Di Giovanni
domenica 23 dicembre 2007
La Squilla 2007 a Lanciano
Anche quest’anno si è rinnovata la tradizione religiosa della Squilla, il tintinnio della campanella posta sulla Torre Civica che alle 19 in punto si unisce alle campane di tutte le chiese della città.
E’ un momento solenne, un momento per ritrovarsi in famiglia, per stare insieme e celebrare l’inizio delle festività natalizie.
A tutti i lancianesi che vivono a Lanciano e a tutti i lancianesi nel mondo, che quest’anno non hanno avuto la fortuna di tornare nella terra natìa, va il nostro sereno e sincero augurio di Buone Feste.
Il 23 dicembre, verso l'imbrunire, le vie della cittadina si riempiono di insolita animazione. I negozi abbassano le saracinesche, i passanti si scambiano gli auguri e ai primi rintocchi della campanella - chiamata per l'appunto Squilla - posta sulla torre civica, tutti si avviano verso la chiesa della Iconicella, distante circa 3 chilometri dal centro.
Qui si svolge una breve cerimonia religiosa che dà alla cittadinanza l'occasione di ritrovarsi e rinnovare i vincoli di amicizia e di solidarietà civile. Subito dopo ognuno prende la via di casa.Alle diciannove, infatti, quando lo scampanio solenne di tutte le chiese si aggiunge al tintinnare della Squilla, ogni lancianese continua la commovente tradizione del baciamano al capo di casa o alla persona più anziana della famiglia. La cerimonia domestica si svolge in un clima di affettuoso rispetto e spesso segna il superamento di piccole incomprensioni o la pacificazione di contrasti. I giovani porgono gli auguri ai genitori che ricambiano, benedicendoli e consegnando i doni natalizi. La famiglia si riunisce intorno alla tavola ed ha inizio una cena che, pur non raggiungendo la varietà delle portate che costituiranno quella della vigilia, ha pur sempre un aspetto festivo e particolare. Nelle case che ne sono ancora provviste viene acceso il camino ed è il capo famiglia che pone sul focolare il tecchio che durerà fino al giorno della Befana. Le origini della gentile usanza risalgono al 1607, quando Paolo Tasso, vescovo della città, noto per la sua pietà e devozione, iniziò a recarsi in pellegrinaggio penitenziale la sera del 23 dicembre, a piedi scalzi, fino alla chiesa dell'Iconicella. La pratica devozionale del vescovo era accompagnata dal rintocco della Squilla e si concludeva con l'abbraccio pastorale con i suoi fedeli che, in quell'occasione, estendevano sentimenti di solidarietà ed affetto anche nell'ambito familiare.
Fonte: http://www.profesnet.it/dabruzzo/tradizioni/calendario_abruzzese/1223_lanciano_squilla.htm
Per saperne di più
Gennaro Finamore, Tradizioni popolari abruzzesi, Palermo 1891
Emiliano Giancristofaro, Tradizioni popolari in Abruzzo, Newton Compton, Roma 1995
giovedì 20 dicembre 2007
La goliardica TOMBOLA di Azione Giovani
Per l'opposizione il bilancio regionale e' da 'bancarotta fraudolenta'
"E' un bilancio falso - ha detto Amicone - c'e' obbligo di denuncia e noi lo faremo. Ad esempio, sono stati appostati 50 milioni in entrata che secondo il centrosinistra dovrebbero derivare da rimborsi dalle cliniche private per ricoveri impropri". Secondo De Matteis sul bilancio "hanno pesato i 150 milioni di euro sotto il livello di pareggio". De Matteis e Di Stefano hanno criticato "il silenzio della triplice, in particolare di Cgil e Cisl". Di Stefano ha anche riferito di un documento di 16 organizzazioni produttive che non condividono il bilancio e di una lettera dell'Anci dai contenuti fortemente critici.
mercoledì 19 dicembre 2007
Pace in Terra. Uomini di buona volontà cercansi.
Le speranze di Bush sono state frustrate dal mancato accordo tra i rappresentanti di Israele e Palestina su un documento congiunto che rappresenterebbe una nuova road-map per affrontare i problemi più difficili, quali la definizione dei confini di uno Stato palestinese, lo status di Gerusalemme, il ritorno dei profughi palestinesi. A Bush e a Condoleeza Rice questo risultato era molto necessario per concludere il mandato, che scade nel 2008, con un risultato positivo che avesse una portata storica. Convocare una conferenza di pace negli Usa è sempre un buon colpo per le amministrazioni americane: serve innanzitutto per dimostrare di avere un “potere di convocazione” e inoltre che nessun vero contenzioso si possa risolvere senza la supervisione degli Usa. Purtroppo, nel caso del conflitto israelo-palestinese, i risultati degli accordi siglati dinanzi a un presidente statunitense hanno spesso avuto vita breve. In questo caso poi, non è detto che l’iniziativa sia pagante per l’immagine di Bush. I due attuali presidenti delle nazioni contendenti, Ehud Olmert e Abu Mazen, sono dei politici appannati e in declino. La credibilità di Olmert nel proprio Paese è minima. La maggior parte degli israeliani lo considera responsabile del fallimento dell’attacco al Libano e della mancata vittoria contro le milizie di Hezbollah e non gli perdona gli scandali sessuali. Abu Mazen, agli occhi di tutti, è un presidente dimezzato, che ha perso il controllo di una parte importante del suo territorio, ora nelle mani di Hamas, e che è tornato al potere solo grazie al sostegno americano e al placet di Israele. Gli accordi storici, quelli che hanno determinato un qualsiasi miglioramento in un conflitto che razionalmente non sembra avere possibilità di soluzione, sono stati garantiti da uomini di grande rilevanza storica e politica. Olmert e Abu Mazen non potranno mai valere come un Rabin o un Arafat e il solo tentativo mediatico di sostituire le loro figure a quelle dei loro predecessori nel presepe delle peace-talk, può solo fare danno.
Questo incontro serviva a tutti gli attori coinvolti: Bush deve cercare di uscire di scena con qualcosa di più che una interminabile guerra in Iraq, la Rice vede la sua figura fortemente danneggiata dai risultati non conseguiti dalla diplomazia statunitense e i due presidenti hanno una credibilità bassissima. È anche per questo che si è ritenuto necessario fornire l’evento anche di un pubblico adeguato, con la presenza di 50 delegazioni di osservatori, tra i quali la presenza dei siriani e l’assenza degli iraniani sono altrettanti precisi segnali. Lo scetticismo sul risultato di questa conferenza di pace è perciò molto diffuso, anche tra gli osservatori americani, che hanno preso l’abitudine di diffidare dei frettolosi annunci di “missioni compiute” da parte di Bush. C’è poi il fatto non indifferente che questo tipo di colpi mediatici vengono da noi giudicati solo in base alle reazioni dei media occidentali, vivendo nella totale ignoranza di quali siano le letture che vengono date all’iniziativa dagli altri tre quarti del mondo della comunicazione. Per tutto il mondo musulmano, ad esempio, totalmente convinto che da Bush non possa venire nulla di buono e che l’America sia né equidistante né super partes in merito alla questione mediorientale, il solo fatto che l’incontro avvenga sotto l’egida degli Usa desta diffidenza nelle intenzioni e sfiducia nel risultato. I tempi delle speranze di Camp David sono ormai lontani e alla possibilità degli americani di garantire per gli israeliani non crede più nessuno. Né Abu Mazen può realmente farsi garante del rispetto di eventuali accordi di cessate il fuoco; e l’idea israelo-americana di poter isolare Hamas a Gaza per poterla liquidare militarmente è la classica soluzione da videogioco che non sempre ha possibilità di riuscita nella vita reale. Inoltre, con un governo dell’Anp così poco legittimato, una guerra di sterminio a Gaza non si sa quali reazioni provocherebbe nell’intero mondo musulmano. Chi pensa che Hezbollah e Hamas siano solo semplici filiazioni iraniane non conosce la realtà.
Noi, in conclusione, da sempre sogniamo la fine della guerra in Terra Santa. Vorremmo che non ci fossero più stragi né massacri e vorremmo che la sofferenza lasciasse il posto alla speranza. Vorremmo la liberazione dei dodicimila prigionieri palestinesi e l’abbattimento di mura e recinzioni di filo spinato e vorremmo che gli israeliani dimenticassero la paura. Ma soprattutto riteniamo che senza pace in Medio Oriente non ci possa essere sicurezza nel Mediterraneo e che senza queste condizioni l’unione euromediterranea che Sarkozy viene a riproporre e che ha raccolto l’entusiasmo persino di un uomo fisiologicamente impossibilitato a entusiasmarsi come Romano Prodi, sia impossibile da realizzare. E un Mediterraneo crocevia di scambi culturali e commerciali è la conditio sine qua non perché l’Italia esca dalla crisi e ritorni a contare.
Per questo avremmo preferito vedere i due portavoce di Israele e Palestina stringersi la mano dinanzi ai rappresentanti dell’Europa e vorremmo soprattutto che ci fosse un’Europa forte e coesa che potesse farsi garante, come non possono fare gli americani, di una reale condivisione degli sforzi perché la pace sia durevole. L’Europa e l’Italia di questa pace non possono fare a meno e finché non si realizzerà saranno costrette a crescere a passo ridotto.
sabato 15 dicembre 2007
TOMBOLATA di protesta a Piazza Montecitorio
Appuntamento per tutti, dunque, mercoledì 19 dicembre, dalle ore 15 davanti Montecitorio.
G8: condannati 24 no global a 102 anni. E' il primo dei processi sui fatti del luglio 2001 che giunge a conclusione.
CONDANNE - Il collegio giudicante, presieduto da Marco Devoto, ha condannato a 11 anni la lecchese Marina Cugnaschi (41 anni, considerata una black bloc), a 10 anni e sei mesi Francesco Puglisi e Vincenzo Vecchi, a nove anni Alberto Funaro, a 7 anni e dieci mesi Carlo Cuccomarino, a 7 anni e otto mesi Antonino Valguarnera, a 7 anni e sei mesi Carlo Arculeo, a 6 anni e sei mesi Dario Ursino, a 6 anni Ines Morasca, a 5 anni Massimiliano Monai (l'uomo che lanciava una trave durante l'assalto alla camionetta dei carabinieri in cui fu ucciso Carlo Giuliani), a due anni e sei mesi Paolo Putzolu, a un anno e 8 mesi Paolo Dammicco, a un anno e sei mesi Fabrizio De Andrade, a un anno e 5 mesi Federico Da Re, Angelo Di Pietro e Filippo D'Avanzo, a un anno e 4 mesi Duccio Bonetti e Stefano Caffagnini, a un anno e due mesi Antonio Fiandra e Francesco Toto, a 11 mesi Tabar Firouzi, a dieci mesi Luca Finotti, a sei mesi Mauro Degl'Innocenti e a 5 mesi Domenico Ceci.
CORTEO NO GLOBAL - In attesa della sentenza si erano riuniti anarchici e no global nel centro storico di Genova, tenuti sotto controllo dalle forze dell'ordine. Dopo la sentenza una cinquantina di persone sono partite in corteo da piazza Raibetta diretti al centro del capoluogo ligure.
COMMENTI - «Giustizia è fatta», è stato il primo commento di Roberto Castelli, presidente dei senatori della Lega Nord e ministro della Giustizia all'epoca dei fatti. «Per completare l'opera occorre scoprire l'identità dei black bloc che nessuno è mai riuscito a identificare». Di tenore opposto le parole di Francesco Caruso, ex capo no global e ora deputato di Rifondazione comunista: «Le pesanti condanne sono un indegno e inquietante attacco repressivo. Bisogna tornare in piazza immediatamente per esprimere la nostra indignazione». Paolo Cento (Verdi): la sentenza «stravolge la realtà dei fatti: si rischia di consegnare alla storia le giornate di Genova come responsabilità dei no global». Francesco Storace, segretario di La Destra: «Si rimuova la lapide al Senato intitolata a Carlo Giuliani». Jole Santelli, responsabile sicurezza e immigrazione di Forza Italia: «Dopo sei anni la verità viene a galla. Ci aspettiamo che sia fatta presto chiarezza anche sull'inquisizione cui sono state sottoposte le forze dell'ordine». Maurizio Gasparri (An): «Finalmente giustizia è fatta nell'unico modo possibile: la verità. Si è dimostrato che furono i no global a provocare le violenze che videro un'intera città in ostaggio». Pino Sgobio, capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera: «Chi ha effettivamente devastato Genova vive tranquillo e in libertà, e a pagare sono quelli che manifestarono pacificamente».
giovedì 13 dicembre 2007
Pennivolando con Prodi
Tutti gli inviati del presidente
A Washington hanno la lobby Air Force One, i giornalisti al seguito del presidente con riti, postazioni e goliardia? Bene, in Italia mica siamo declinisti. Infatti ora ci sono QuellicheChigi. Cos’è? Una lobby giornalistica con un sito (www.quellichechigi.splinder.com) messo su dagli inviati che inseguono Romano Prodi da mane a sera, anche oltre confine. Il Professore è «l’amato premier», Ser Cana è il portavoce Silvio Sircana (si dice sia l’ispiratore, fa molto democrat; mai una citazione, però, a Sandra Zampa, il capo ufficio stampa. Sarà un caso?), Degio è Daniele De Giovanni, capo della segreteria tecnica di Prodi. QcC è linkato con QcF, la lobby di quellichelafinanziaria, i giornalisti economici, i forzati dell’emendamento.
Nel perfido sito c’è la curva dei rapporti con il presidente del Consiglio costretto a convivere con le iene pennivendole, i racconti delle trasferte (l’agenzia di viaggi e la «Chigi&Disagi»), il chi sale e il chi scende all’interno della lobby, il termometro delle grazie dell’amato P. Non nomi ma soprannomi giornalistici, invenzione dei medesimi. Per esempio: Fabio D’Artagnan è Fabio Martini (La Stampa), il Conte è Marco Conti (Il Messaggero), Franci è Francesco Alberti (Corriere della sera), Marco è Marozzi (La Repubblica). E Tenero esserino docile è Barbara Tedaldi dell’Agi (moglie di Francesco Luna, portavoce di Prodi quando Sircana nel ’96 disse no). QcC è utile a Natale, quando si può giocare al Fantastico Gioco dell’Oca del governo Prodi: quattro i segnalini, Romano, Tps, Ser Cana, Santagata. QcL, quelli che lobby.
DIVISIONI AZZURRE. La rivoluzione di Berlusconi ha causato un terremoto...
Da Forza Italia a Popolo della libertà: la repentina trasformazione non solleva solo gli entusiasmi di molti italiani, sta creando anche qualche dissidio interno. Chi farà le spese del mutamento? Chi salirà e chi scenderà nel rinnovato organigramma?
Ufficialmente in Forza Italia non ci sono incrinature sulla linea politica scelta da Silvio Berlusconi. «Sono malumori già rientrati» assicura a Panorama il coordinatore nazionale Sandro Bondi. «L’evoluzione naturale è aprirsi a nuovi mondi, come quello cattolico: sto lavorando in questo senso con Eugenia Roccella, portavoce del Family day».
Malumori? Dissidi interni? «È acqua passata» secondo il vicecoordinatore Fabrizio Cicchitto. «Ci furono anni fa, quando Bondi e io rinnovammo la vecchia struttura, facendo largo ai giovani e togliendo il tappo. Oggi il rischio è di pensare ai rami e non guardare il tronco. Per due settimane c’è stata una mobilitazione di massa che non accadeva dagli anni 50 con il Pci. La trasformazione è già avvenuta, ora si tratta solo di fare una saldatura intelligente: ci sono la struttura centrale, i circoli di Brambilla e quelli di Dell’Utri e un eccezionale afflusso di gente. Difficile quantificarla. Di certo 3 milioni di persone ai gazebo, e si parla di 400 mila nuove adesioni».
Lo scossone determinato dalla consultazione popolare pare abbia dato nuova vitalità agli emergenti del partito e un po’ di adrenalina alla vecchia guardia. Malumori e litigi sarebbero rientrati.
La pensa diversamente Ferdinando Adornato, che non aderirà alla nuova forza: dal 23 gennaio il neoconservatore d’Italia trasformerà la sua fondazione Liberal in un quotidiano. La gigantografia di Berlusconi è ancora sopra la sua scrivania, ma lui dopo un breve incontro con il Cav ha fatto sapere che non farà parte del Popolo della libertà, «nonostante l’affetto e la stima che nutro per il presidente».
Nessun terremoto, solo qualche lieve scossa di assestamento, dice il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti: «I cambiamenti sono sempre positivi: ci sono forze nuove da inserire e da valorizzare, continuando a utilizzare le risorse della classe dirigente già esistente».
Si dice che l’imprenditrice lombarda abbia molti più sostenitori di quelli ufficiali. Senatori, deputati e coordinatori le avrebbero già telefonato, dichiarando la propria disponibilità a lavorare insieme: dal bolognese Fabio Garagnani a Valerio Carrara, da Patrizia Paoletti a Giuseppe Cossiga, da Enrico Nan a Valentina Aprea.
«L’operazione politica di Berlusconi è la vera risposta alla nascita del Partito democratico, solo che Walter Veltroni ci ha impiegato 2 anni e Berlusconi 3 minuti»: questo il giudizio di Gaetano Quagliariello. Il senatore, componente del direttivo di Forza Italia, parla (citando Fedele Confalonieri) di «rivoluzione del predellino» in riferimento al bagno di folla in piazza San Babila, quando il Cav si è sporto dall’auto, in piedi sul pavimento. Ma raccomanda: «L’attuale classe dirigente è un patrimonio, non deve essere dispersa».
In questo momento di transizione c’è chi se ne sta tranquillo, chi minimizza i malesseri e chi, come l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, chiede di «allargare il tiro a nuove personalità come Savino Pezzotta o Luca di Montezemolo». Giulio Tremonti non nasconde la poca stima nei confronti di Brambilla («Non me ne frega un tubo» disse riferendosi al ruolo assegnatole da Berlusconi). L’ex ministro dell’Economia disegna un cammino che porti a una forma politica che lui definisce «rassemblement» o confederazione, nella quale la questione centrale sia «quella dei valori».
E se da un lato ci sono dubbi e certezze di personalità di prestigio con anni di esperienza politica, dall’altro c’è una nuova leva, quella dei quarantenni e delle quarantenni, pronta a entrare in gioco.
In pole position Mara Carfagna, parlamentare salernitana, nominata alla guida di Azzurro Donna, consulta femminile del partito. Dice a Panorama: «Berlusconi ha sparigliato le carte sul tavolo politico, con un progetto liberale, alternativo al centrosinistra. Comprendo i malesseri di qualcuno, ma confido nel senso di responsabilità: il momento è epocale».
«Non ci saranno drammi generazionali» secondo Laura Ravetto, laureata alla Cattolica a pieni voti, ex avvocato di Cuneo, che chiarisce: «Berlusconi è un personaggio innovativo, ma vuole mantenere ciò che di buono c’è nella struttura, con qualche iniezione di vitalità e confidando in alleanze preziose e durature».
Per Michaela Biancofiore «è un momento storico importante: c’è da disegnare un nuovo futuro con un leader che già c’è ed è riconosciuto dal popolo italiano, che detesta l’artificio della politica politichese, come direbbe il mio presidente».
Tra le saranno famose del Parlamento non va dimenticata Beatrice Lorenzin, 33enne di Ostia, per 5 anni alla guida dei giovani di Forza Italia nel Lazio, che Bonaiuti definisce «bravissima», mentre la guarda in una recente apparizione televisiva. («Ma non dimentichiamo chi la politica la fa da anni, con successo, come Stefania Prestigiacomo»).
Donne e uomini sono pronti a scendere in campo. Come il deputato torinese Maurizio Lupi («È ora di rimettersi in discussione per costruire qualcosa di più grande, anche dopo 14 anni, anche con un partito saldo come era Forza Italia»); o il bergamasco Gregorio Fontana («È una sfida che dobbiamo raccogliere tutti. Forza Italia è la spina dorsale di una nuova formazione con diverse anime. Siamo in un momento di passaggio»).
«Timori sul nuovo organigramma? Accade anche nelle aziende, è una cosa normale» ricorda il coordinatore del Piemonte, Guido Crosetto. «Tutti ci abituiamo, ognuno vuole tenersi stretto il suo posto. Però Berlusconi ha intercettato un’esigenza che nasce dal basso: la sfida qui non è mantenere il ruolo di comando, ma creare un partito del centrodestra».
Combattivo più che mai il senatore milanese Giorgio Stracquadanio: «La nascita del Popolo della libertà è una trovata geniale. Rompe tutti i precedenti schemi che si erano ormai calcificati. Le stagioni cambiano, avviene così nella politica europea. Entrano nuovi protagonisti che crescono più in sintonia con i loro tempi». Saranno famosi?
martedì 11 dicembre 2007
Al rogo la strega Forleo
Forleo è dunque salita sulla stessa carretta che ha già portato all’esecuzione magistrati come Luigi De Magistris, Tiziana Parenti e tanti altri, tutti «di sinistra», ma che, come Clementina, avevano osato ficcare il naso nel Sacro Graal dei veri templari, quel gruppo di potere e di interdizione composto da politici, magistrati e giornalisti velinari e velenosi, quelle creature vampiresche e crepuscolari che escono dalle procure con le tasche gonfie di cartacce e che emettono articoli-pizzini per conto dei loro padroni.
Io ho un debole per Forleo: prima di tutto perché è una donna di sinistra nel senso morale e passionale, alla maniera di quelle teste matte a me care che stanno sempre dalla parte dei deboli e che diffidano, quando non detestano, i poteri e le loro arroganze. Ora, dal momento che io sono stato intercettato più di 100 volte «casualmente» (con il pretesto di intercettare un collaboratore del Parlamento per il quale anziché la ghigliottina fu preparata una gogna infernale attiva e radioattiva), devo dire che la applaudii con le lacrime agli occhi quando, di fronte alle intercettazioni sulle scalate bancarie dell’ex Partito comunista, partì una crociata per difendere (ohibò) i sacri principi dell’immunità parlamentare.
Fu allora che quella onesta pasionaria di Clementina insorse: «Ma come» disse «avete fatto carne di porco del senatore Paolo Guzzanti intercettato in lungo e in largo senza che nessuno, neanche quelli del suo stesso partito, si facessero uscire un fiato e adesso, poiché ci stiamo occupando del gotha del Pci, del gruppo di quelli che “abbiamo una banca”, saltate su come se aveste il fuoco sotto il fondo dei pantaloni?».
Forleo denunciò i due pesi e le due misure, che è il nocciolo della falsa devozione del vecchio Pci per la legalità repubblicana, sempre con un doppio standard: quello che va bene per noi e quello che va bene per loro. La brava magistrata ha dunque non soltanto indagato, ma ha messo il dito su una delle vergogne della falsa sinistra che, difendendo i principi repubblicani e costituzionali a corrente alternata, blinda i suoi uomini e manda al patibolo quelli che osano aprire le porte e i file vietati.
Se nel mio caso, di presidente in carica di una commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta, le intercettazioni abusive furono accompagnate da festini sulle piazze mediatiche e da sabbah di velinari convocati per la caccia all’uomo che aveva osato indagare sugli uomini del Kgb italiano, nel caso dell’inchiesta di Forleo il copione si è rovesciato. Questa donna (indegna di indossare la toga, hanno ringhiato i rifondaroli) ha osato ficcanasare nel sancta sanctorum bancario del vecchio Pci ed è dunque diventata una strega.
Poco importa che difenda gli extracomunitari brutti sporchi e cattivi o che si schieri a favore dei disoccupati del Mezzogiorno. Il punto è: Forleo ha osato l’inosabile e il Quirinale si è mosso con parole alate e il vicepresidente del Senato Gavino Angius si è prodotto in una orazione in difesa dei diritti inviolabili del parlamentari. Quando tutto era pronto, Palazzo dei Marescialli (il Csm) era tutto un tintinnare di sciabole e la sentenza è stata emessa: la reproba è stata rapata, coperta di fango e portata a fare terra per ceci nel cimitero dei magistrati apostati e blasfemi. Che la sua rimozione sia d’esempio. Esempio di che cosa, non oso dirlo.
Fonte: panorama.it
Ora è meglio far cadere il Governo
Queste riforme non ci sono mai state. Perché? Innanzitutto perché l’asse Ds-Rifondazione (cioè l’anima dell’Unione) si è quasi subito disintegrata per via dello scioglimento dei Ds. I partiti hanno proprie storie, proprie biografie, hanno una identità; e queste storie, queste identità condizionano fortemente la loro linea politica e il loro ruolo sullo scenario nazionale. La scomparsa di un partito importante provoca terremoti.
La scomparsa dei Ds ha portato a un terremoto che ha ucciso il riformismo di sinistra. Quello tradizionale, antico, di Pietro Nenni, di Riccardo Lombardi, e poi di Bettino Craxi e alla fine di Massimo D’Alema e Giorgio Napolitano. La fine del riformismo di sinistra ha determinato lo scioglimento del patto con la sinistra radicale. E ha provocato anche la perdita dell’autonomia politica, prima del nuovo partito nato dalle ceneri di Ds e Margherita (il Pd), poi di tutta l’alleanza.
Il Pd, privo di autonomia politica, e per di più spinto al centro dal suo nuovo leader, Walter Veltroni, che punta a conquistare l’elettorato moderato, ha finito con l’accettare pienamente la subordinazione alla Confindustria, ai suoi interessi (e in parte al Vaticano) e in questo modo ha del tutto rovesciato quella che si chiama «la ragione sociale» dell’alleanza di centrosinistra.
Perché in queste condizioni l’alleanza dovrebbe sopravvivere? E qual è la forza politica in grado, con la sua iniziativa, di provocarne la fine e di condizionare questo atto, questo avvenimento, in modo da evitare che il crollo del centrosinistra travolga e annienti tutta la sinistra?
L’unica forza, nell’Unione, che mantiene ancora la sua autonomia politica e il suo profilo e la sua capacità di iniziativa è Rifondazione comunista: per questo, credo, il compito tocca a lei. E se non assolverà questo compito, le sarà difficile candidarsi alla costruzione e alla guida di un nuovo polo unitario della sinistra (quello che noi giornalisti chiamiamo la Cosa rossa).
Naturalmente è giusto distinguere tra problemi strategici e tattiche che riguardano la gestione delle questioni immediate. Quali sono i problemi immediati? L’approvazione della Legge finanziaria (che avverrà, immagino, prima di Natale) e poi la definizione di una nuova legge elettorale, che permetta a tutte le forze politiche di ricollocarsi. Ma chi ha detto che questa legge elettorale non possa essere approvata dal Parlamento, nei prossimi mesi, sotto la guida di un governo tecnico? A me sembrerebbe la soluzione migliore.
venerdì 7 dicembre 2007
DL Sicurezza, il giorno dopo. Stesso caos, nuove minacce...
Il ministro Di Pietro: «Piaccia o no, dopo il voto di fiducia di giovedì al Senato la maggioranza politica non c'è più. Di questo va preso atto».
Italia dei Valori «chiede non solo una verifica politica ma un nuovo processo costituente».
Il Guardasigilli Mastella minaccia il ritiro della fiducia, nel caso in cui il Prc o altre forze della sinistra si ostinino a non far modificare il punto del Dl sicurezza relativo alla norma anti-omofobia e alla lotta alle discriminazioni sessuali.
Il ministro di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero replica a Mastella affermando che “la norma fatta (la anti-omofobia) è assolutamente corretta e non ha nulla a che vedere con i reati di opinione”.
Rifondazione comunista boccia in ogni caso l’intenzione del governo di togliere le norme anti-omofobia dal testo del provvedimento sulla sicurezza che dovrà essere esaminato in seconda lettura dalla Camera. «Noi votiamo il testo così come ci arriva dal Senato», avverte il presidente dei deputati del Prc Gennaro Migliore mentre il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, aveva promesso l’eliminazione della norma dal provvedimento entro la fine dell’anno.
Che confusione…
Tutti minacciano chissà cosa, ma intanto continuano a rimanere ben saldi ai loro posti!!
Risolto intanto il “caso Divella”: il senatore di AN non ha partecipato al voto giovedì sera perché colto da un malore improvviso che ha necessitato il ricovero in ospedale. Diffusa una nota con la quale Divella si scusa con i suoi elettori, con i colleghi senatori e con il Presidente di AN Gianfranco Fini che in un primo momento ne aveva chiesto le dimissioni.
Il Governo barcolla ma non molla: DL Sicurezza approvato in Senato.
E’ finita 160 a 158 per il centrosinistra sulla fiducia posta dal Governo sul DL sicurezza: assente il Sen. Divella, del quale Fini ha chiesto le dimissioni per comportamento irresponsabile in una situazione tanto delicata ed incerta.
Attendiamo ulteriori notizie in merito.
Speriamo tanto che l’appuntamento con il crollo sia solo rimandato di poco. Tutti aspettiamo ormai da tempo la fine di questa agonia, perché questo “accanimento terapeutico” sta soltanto danneggiando la nostra amata Italia.
E’ veramente bizzarro che un Governo che barcolla, che non si regge in piedi, che fa acqua dappertutto, che ha registrato il dissenso di tutte le categorie sociali del Paese, che quotidianamente è sottoposta ad attacchi frontali da parte di tutti i componenti della stessa maggioranza, è veramente inspiegabile che questo Governo stia ancora lì!
Ma a chi va bene tutto questo??
A questo punto la proposta del “recall” (una sorta di referendum popolare che può mandare a casa i governanti di turno) sarebbe proprio una bella idea rivoluzionaria nel nostro sistema politico.
giovedì 6 dicembre 2007
Ancora fiducia sul dl sicurezza... Tra poco il voto in Senato
Non sappiamo ancora come andrà a finire, ma l’aria che tira non è delle migliori per il Governo (tanto per cambiare)…
Mastella dice “La vedo male” e dice ai cronisti “Ragazzi, venite al Senato perché stasera la vedo brutta”.
E' la 24° questione di fiducia a cui ricorre il Governo per blindare il provvedimento in Parlamento e per evitare ricatti interni nella stessa maggioranza.
Ieri Bertinotti ha sottolineato il fallimento generale di questo centrosinistra e del Governo.
Lamberto Dini, dal canto suo, ha rincarato la dose affermando che questo Governo è al capolinea.
Se lo dicono loro, significa che davvero il Governo è un malato in coma irreversibile e tutti sono in attesa della estrema unzione!
Anche le spallate di Berlusconi ormai non servono più… questi cadono da soli…
Ma siamo proprio curiosi di vedere quando avranno la dignità politica e morale di dimettersi, andare a casa e provvedere a nuove elezioni…
Forse stasera l’estrema unzione del Governo??
Speriamo!
Comune vs. Commercianti sul Natale in città. La nostra opinione...
Sulle polemiche tra Amministrazione Comunale ed Associazioni dei commercianti sui fondi stanziati per le imminenti festività, la questione dovrebbe essere di carattere completamente diverso.
Non si può ridurre tutto ad un dato meramente economico.
Il Natale è una festa religiosa, che ci deve trasmettere spiritualità.
Ma ormai da tanti anni si sta progressivamente perdendo il significato delle tradizioni legate a questo periodo, tutto si sta riducendo ad un freddo e veloce scambio di regali, spesso inutili. Tutti siamo presi dall’acquisto senza freni, dal regalo a tutti i costi.
Il Natale non è più bello se c’è una luminaria in più in piazza, ma il Natale è più bello se tutti noi ci ricordassimo che la solidarietà è un valore da declinare quotidianamente, se tutti ci fermassimo un attimo a pensare, a ragionare sul valore che esso ha per noi cristiani.
E’ un messaggio profondo verso il quale dovremmo tutti volgere la nostra attenzione.
Riscopriamo le tradizioni del Santo Natale! Plaudiamo all’iniziativa del Premio per il presepe più bello fatto in casa dai lancianesi. E’ una bella idea che va proprio nella direzione di valorizzare le rappresentazioni della Natività, è un modo per non dimenticare le nostre radici cristiane.
La competitività di chi opera nel commercio non si dimostra con un albero di Natale in più piazzato lungo il Corso ma con la qualità e la valorizzazione dei prodotti, il servizio offerto, la capacità di fidelizzare e di proporre vantaggi per i clienti.