martedì 11 dicembre 2007

Al rogo la strega Forleo

di Paolo Guzzanti
Clementina Forleo è stata messa sul carro, le hanno stracciato il colletto, legato le mani e così è stata portata al patibolo fra due ali di giornalisti e magistrati festanti che mostravano i pugni. La ghigliottina è sostituita da una macchina più complessa che decapita magistrati riottosi, nemici della casta di comando. Sulla lama è incisa la parola trasferimento, ovvero deportazione e morte civile, versione magistrale per magistrati ispirata alla Cayenna, che era chiamata «ghigliottina secca».
Forleo è dunque salita sulla stessa carretta che ha già portato all’esecuzione magistrati come Luigi De Magistris, Tiziana Parenti e tanti altri, tutti «di sinistra», ma che, come Clementina, avevano osato ficcare il naso nel Sacro Graal dei veri templari, quel gruppo di potere e di interdizione composto da politici, magistrati e giornalisti velinari e velenosi, quelle creature vampiresche e crepuscolari che escono dalle procure con le tasche gonfie di cartacce e che emettono articoli-pizzini per conto dei loro padroni.
Io ho un debole per Forleo: prima di tutto perché è una donna di sinistra nel senso morale e passionale, alla maniera di quelle teste matte a me care che stanno sempre dalla parte dei deboli e che diffidano, quando non detestano, i poteri e le loro arroganze. Ora, dal momento che io sono stato intercettato più di 100 volte «casualmente» (con il pretesto di intercettare un collaboratore del Parlamento per il quale anziché la ghigliottina fu preparata una gogna infernale attiva e radioattiva), devo dire che la applaudii con le lacrime agli occhi quando, di fronte alle intercettazioni sulle scalate bancarie dell’ex Partito comunista, partì una crociata per difendere (ohibò) i sacri principi dell’immunità parlamentare.
Fu allora che quella onesta pasionaria di Clementina insorse: «Ma come» disse «avete fatto carne di porco del senatore Paolo Guzzanti intercettato in lungo e in largo senza che nessuno, neanche quelli del suo stesso partito, si facessero uscire un fiato e adesso, poiché ci stiamo occupando del gotha del Pci, del gruppo di quelli che “abbiamo una banca”, saltate su come se aveste il fuoco sotto il fondo dei pantaloni?».
Forleo denunciò i due pesi e le due misure, che è il nocciolo della falsa devozione del vecchio Pci per la legalità repubblicana, sempre con un doppio standard: quello che va bene per noi e quello che va bene per loro. La brava magistrata ha dunque non soltanto indagato, ma ha messo il dito su una delle vergogne della falsa sinistra che, difendendo i principi repubblicani e costituzionali a corrente alternata, blinda i suoi uomini e manda al patibolo quelli che osano aprire le porte e i file vietati.
Se nel mio caso, di presidente in carica di una commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta, le intercettazioni abusive furono accompagnate da festini sulle piazze mediatiche e da sabbah di velinari convocati per la caccia all’uomo che aveva osato indagare sugli uomini del Kgb italiano, nel caso dell’inchiesta di Forleo il copione si è rovesciato. Questa donna (indegna di indossare la toga, hanno ringhiato i rifondaroli) ha osato ficcanasare nel sancta sanctorum bancario del vecchio Pci ed è dunque diventata una strega.
Poco importa che difenda gli extracomunitari brutti sporchi e cattivi o che si schieri a favore dei disoccupati del Mezzogiorno. Il punto è: Forleo ha osato l’inosabile e il Quirinale si è mosso con parole alate e il vicepresidente del Senato Gavino Angius si è prodotto in una orazione in difesa dei diritti inviolabili del parlamentari. Quando tutto era pronto, Palazzo dei Marescialli (il Csm) era tutto un tintinnare di sciabole e la sentenza è stata emessa: la reproba è stata rapata, coperta di fango e portata a fare terra per ceci nel cimitero dei magistrati apostati e blasfemi. Che la sua rimozione sia d’esempio. Esempio di che cosa, non oso dirlo.

Fonte: panorama.it

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