Mentre scrivo l’ormai ex-premier Prodi si sta recando al Quirinale per formalizzare le dimissioni al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Finalmente –e spero per sempre- l’Italia si libera di Romano Prodi, il peggior Presidente del Consiglio che l’Italia repubblicana ricordi.
Finalmente è caduto in Parlamento un governo che già da molto tempo era minoranza nel Paese.
Oggi vengono a galla tutte le contraddizioni di questa fallimentare esperienza del centrosinistra nostrano: che fosse un carrozzone sgangherato lo si era capito sin dall’inizio, dalla presentazione di un programma elettorale che aveva l’abilità di dire tutto e niente, per non dispiacere ora a questo alleato ora all’altro.
Un esecutivo che mai prima di oggi è stato tanto contestato da tutte le categorie sociali, da tutti gli operatori, dall’intero Paese. Oggi l’Italia è più povera e più insicura. L’immigrazione e la sicurezza sono ancora priorità nell’agenda politica.
Ora è necessario ricominciare, il popolo italiano chiede una svolta, un segno forte di discontinuità. Il Parlamento ha finalmente recepito il malessere crescente e l’insofferenza serpeggiante tra i cittadini comuni stufi e impoveriti.
Chi verrà dopo Prodi, a seguito di elezioni regolari, avrà grandi responsabilità nel percorso di risanamento del Paese.
Cosa succederà nelle prossime ore? Gli scenari possibili sono 3:
- Napolitano reincarica Prodi per verificare la possibilità di un governo più snello a termine. Ipotesi molto improbabile, proprio a seguito della sfiducia appena incassata al Senato.
- Il Presidente della Repubblica affida l’incarico di formare un nuovo Governo ad un’alta personalità, gradita ad entrambi gli schieramenti per formare un Governo “istituzionale”, di traghettamento verso le imminenti elezioni politiche. Pochi punti nell’agenda politica, tra cui la riforma della legge elettorale. I candidati a questo incarico potrebbero essere Franco Marini, Giuliano Amato o qualche profilo più tecnico (Mario Draghi o Mario Monti).
- Napolitano convoca direttamente i comizi elettorali da tenersi il prima possibile (probabilmente in primavera).
Romano Prodi paga oggi a caro prezzo la sua arroganza e la sua testardaggine ma, putroppo, chi paga di più in questo momento è l’Italia tutta, perché è evidente il momento di enorme debolezza politica, ma anche economica e sociale, che il nostro paese sta attraversando.
La decisione più saggia (e forse più probabile) è quella di un governo istituzionale breve, con l’accordo dei principali partiti dei 2 schieramenti che convergono su una legge elettorale condivisa.
Una legge elettorale che dovrà impedire il sorgere di mini-aggregazioni partitiche, che spuntano come funghi già all’indomani delle elezioni, nel consesso parlamentare. Sbarramento alto, logica di coalizione, premio di maggioranza: ecco i cardini di una buona legge elettorale, buona per entrambi gli schieramenti, perchè garantisce governabilità e stabilità evitando un indegno ricatto quotidiano anche di singoli parlamentari, buona per il Paese che vuole e deve ripartire e combattere la recessione.
Vedremo nelle prossime ora cosa accadrà…
Marco Di Giovanni
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