giovedì 10 gennaio 2008

Neve Azzurra 2008. Fini a Roccaraso: Le alleanze prima del voto, i valori per allearsi, le liberalizzazioni


FI, tramite il capogruppo alla Camera Elio Vito, fa un passo in avanti sulla riforma elettorale aderendo alla proposta di An di dichiarare le alleanze prima del voto, e il leader di An rimarca: "E' svolta".


Sulla legge elettorale
Dalla festa di Fi Neve Azzurra di Roccaraso il centrodestra prova a chiudere la sua proposta di riforma alla legge elettorale, nel dibattito a cui hanno preso parte il presidente di An Gianfranco Fini, il capogruppo alla Camera di Fi Elio Vito e il senatore del Pd, Nicola Latorre.


Elio Vito (Forza Italia)

Nicola Latorre (Partito Democratico)


Fini bacchetta il partito di Silvio Berlusconi dichiarando apertamente: "Le regole della partita bisogna condividerle. Se, invece, uno se le fa per conto suo, e' ovvio che l'alleanza viene meno". Un avvertimento netto, quello del presidente di An, a ritrovare l'unita' e la discussione nella coalizione.

All'Udc Fini riconosce la coerenza ferma sulla richiesta di legge proporzionale, mentre parla apertamente di "grande incognita" quando si riferisce a Forza Italia. Il microfono passa ad Elio Vito che coglie l'occasione per dichiarare: "Siamo assolutamente favorevoli all'ipotesi di rendere obbligatoria la dichiarazione di alleanze pre-voto". "Come opzione o come obbligo?" chiede Fini. Netta anche questa risposta del capogruppo azzurro: "Come obbligo". Allora Gianfranco Fini saluta il pronunciamento definendolo come una "novita'". "Credo che - aggiunge - sia una vera e propria svolta perche' fino ad oggi la posizione di Forza Italia era molto piu' sfumata".


Sul Centrodestra
"Bisogna essere chiari: senza un accordo all'interno la Casa delle Liberta' non c'e' piu'".
Gianfranco Fini lo ripete piu' volte e quasi ossessivamente alla manifestazione di Fi a Roccaraso, per chiedere agli alleati di non andare avanti in ordine sparso sulla legge elettorale. La convergenza registrata nelle ultime ore da parte di Fi, Udc, Pd e Prc preoccupa il leader di An che osserva: "Pensare che la legge elettorale possa essere approvata in parlamento dividendo il centrodestra, significa compiere un errore strategico. Puo' anche accadere, ma e' giusto che chi se ne assume la responsabilita' sia cosciente delle conseguenze". Per evitare il pericolo di marginalizzazione Fini si dice anche non interessato al problema leadership. Alla domanda specifica di un giornalista osserva: "So che non mi credete, ma non mi interessa. Mi interessano, invece, i valori, i programmi e le regole dello stare insieme". Per Fini la bozza Bianco ha ancora altri 15 giorni di vita, dopo e' praticamente "affossata". Una necessita' quella della condivisione, secondo Fini, anche per rafforzare la posizione del centrodestra nei confronti della maggioranza. "Se io e Berlusconi parliamo la stessa lingua - sottolinea - siamo piu' forti verso Veltroni". Durante e dopo il dibattito sulla legge elettorale il capogruppo forzista Elio Vito cerca di rassicurare l'alleato: "La scelta della coalizione - dice - non e' l'unico aspetto che ci interessa. Noi vogliamo che la proposta contenga tutto quello che Veltroni ha detto a Berlusconi, e cioe' i meccanismi che favoriscano la governabilita' e le aggregazioni. Se questi non ci sono, allora noi non siamo interessati".

Sull'economia
"Con noi gli italiani non arrivavano alla quarta settimana, con il governo Prodi mi sembra che ci si fermi al mercoledi' della terza settimana".

Gianfranco Fini, sollecita il governo ad intervenire sul fronte dei salari degli italiani, che sono al di sotto della media europea. Il leader di An riconosce che i margini di manovra non sono molti, ma avanza le sue proposte: "Bisogna partire dalla liberalizzazione dei servizi municipalizzati di gas e acqua, e quindi aggredire questi tesoretti. Poi - aggiunge - ci sono le nicchie dei cartelli, come quello delle assicurazioni, e le accise sul petrolio". Con 'Misterprezzi' i redditi degli italiani non troveranno giovamento, osserva il presidente di An che evidenzia: "Ci sono troppi contratti non rinnovati. Una massa di 10 milioni di persone, a cominciare dal pubblico impiego, che aspetta la rivalutazione dei propri stipendi". Altri fronti sui quali il governo puo' fare qualcosa sono la riduzione del carico fiscale, attraverso la creazione del quoziente familiare, e non l'aumento delle imposizioni sulle rendite, e la definizione di una nuova contrattazione salariale che agganci il guadagno alla produttivita'.


Fonte: leggimi.eu

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