lunedì 31 dicembre 2007

Ciao 2007...



"Prendete in mano la vostra vita

e fatene un capolavoro"
Papa Giovanni Paolo II





Salutiamo questo 2007 che va via e

attendiamo un 2008 favorevole, sereno e prospero!



BUON ANNO A TUTTI VOI DA ALLEANZA NAZIONALE LANCIANO


Il Presidente

Marco Di Giovanni



Su svegliatevi, riscuotetevi...

E' vero: il 2007 è stato l'anno della Casta, dell'emergere e del far conoscere al grande pubblico numeri e cifre di un sistema tutto italiano di sprechi, di corruzione e di spese folli (che va avanti purtroppo da anni!). Un sistema diffuso in modo trasversale...
Gli italiani, dopo l'illusione Tangentopoli, sono nuovamente e giustamente stufi di questa cattiva politica, di questo diffuso malcostume...


Ma attenzione! Non facciamo ingannare!


La risposta a tutto questo non è quella che qualcuno ha battezzato come ANTI-POLITICA (vedi Grillo & co.). L'anti-politica non esiste, non è contemplata nel nostro sistema. Essa è solo l'altra faccia di una stessa medaglia..


E' sempre la Politica, come categoria generale, che si rende necessaria come strumento attraverso il quale si rappresenta il Popolo ed essa, la Politica, deve essere in grado di interpretare e declinare le esigenze della Nazione.
Ma è vero che oggi siamo di fronte ad una vera ed allarmante QUESTIONE MORALE alla quale urge rispondere con un risveglio delle coscienze, attraverso una azione di "depurazione", ripartendo proprio dalla Politica, dall'aggregazione, dal rapporto con i corpi intermedi, con il mondo dell'associazionismo, con i ceti produttivi, guardando a quell'Italia che vuole ed ha i mezzi per rinascere.
C'è la necessità, prima che si prendano strade diverse e più "radicali", di una RIVOLTA GENRAZIONALE, di una ventata di nuovo che spazzi via il vecchio ed affronti senza reticenze la questione morale.

Eliminazione dei privilegi della Casta (sarebbe meglio eliminare la Casta direttamente!), voto di preferenza, vere primarie, divieto di "cambiare casacca" per chi viene eletto, sbarramento, premio di maggioranza e soprattutto un CODICE ETICO COMPORTAMENTALE per chi fa politica e si candida nelle pubbliche consultazioni: possono essere questi i punti di partenza per iniziare una rivolta generazionale e salvare un paese vicino al baratro e sempre meno credibile agli occhi della comunità internazionale!


"Su svegliatevi, riscuotetevi" gente di buona volontà, uomini e donne, giovani Italiani... il Paese ha bisogno di noi perchè il "domani appartiene a noi!"


Marco Di Giovanni


2007: l'anno della "Casta"

Se ne va il 2007, l'anno della “Casta” e della presa di coscienza della torre d'avorio sempre più fortificata dei nostri governanti.

Forse tra qualche tempo lo ricorderemo per questo: per il malcontento della gente e l'aumento dei privilegi, per la parata delle primarie ed i cittadini volenterosi che si animano (e a volte si clonano), delle spese che aumentano e gli sprechi che non diminuiscono, delle tasse che crescono e dei prezzi impazziti, del precariato e dei giovani sempre meno giovani che dovranno fare i conti con problemi che i loro genitori o i loro nonni nemmeno si sarebbero sognati.


Forse la parola che può meglio riassumere l'anno è proprio "Casta", titolo di un libro che ha sbancato, dai contenuti (benchè parziali) impossibile da confutare. E siccome i privilegi vanno difesi ci ricorderemo (senza alcuna nostalgia) di tutte quelle azioni per difenderli.

Ecco allora gli scandali giudiziari e quelli degli attacchi ai magistrati; ricorderemo le lacrime della Forleo a Pescara ma anche la vicenda De Magistris, per giungere diritti in casa nostra dove le cose vanno proprio nello stesso senso, anche se finora solo qualche tentativo è andato a segno.

Il 2007 è stato anche l'anno del "vaffa" e dei "grilli" sparsi per la penisola che ci ritroveremo alle prossime amministrative. Il tempo saprà dirci quanto durerà e cosa saranno capaci di fare.

E’ stato l’anno della definitiva consacrazione del web (ancora grazie a Grillo) e della sua potenza, cosa che molto in piccolo siamo fieri di poter sperimentare localmente insieme ad una nuova ventata di vera libertà.

E nel 2008 ritroveremo moltissimo del 2007. Già sappiamo, per esempio, che fra un anno avremo speso in media 1.700 euro in più (dicono alcune ricerche speriamo fallaci) a causa dei moltissimi rincari. Il che equivale ad arricchire (solo quella però) la schiera delle famiglie povere. Ancora una volta la classe politica dovrà farsi carico di risolvere i problemi vitali e prioritari della società di oggi, ammesso che se ne accorga.

A sentire i consuntivi di fine anno, infatti, sembrerebbe che tutti abbiano fatto ottimamente il proprio dovere; non c'è consuntivo di amministrazione pubblica che abbia evidenziato pecche o mancanze, ammende o ammissioni di errori: va tutto bene. Per loro. Speriamo che vada bene anche per noi nel 2008.


da PrimaDaNoi.it

domenica 30 dicembre 2007

Il solare tra petrolio e nucleare (di Giano Accame)

Il solare tra petrolio e nucleare
(di Giano Accame)



S’ode a destra uno squillo di tromba /da sinistra risponde uno squillo...

Proprio a vent’anni dal referendum che in Italia mise al bando le centrali elettronucleari, il balzo del barile a cento dollari sta provocando sul tema forti ripensamenti. Il mese scorso la rivista Charta minuta - strettamente collegata con il nuovo pensatoio di Gianfranco Fini Fare futuro - ha dedicato il suo intero numero all’ECO destra. Manifesto verde per un ambientalismo ottimista che sappia costruire il futuro dell’uomo.

Ne ha riferito per noi in ottobre Alberto Lume riportando questo passo conclusivo dall’editoriale di Adolfo Urso, già viceministro per il Commercio Estero nel governo Berlusconi e deputato tra i più ascoltati di Alleanza nazionale:

Subito dopo anche la rivista Aspenia, diretta da Marta Dassù e da Lucia Annunziata, si è occupata per trecento dense pagine di Ecocatastrofismo, con questo chiaro avviso in copertina: . Il compito di spiegarlo da posizioni di sinistra moderata se lo è assunto uno dei più autorevoli membri del governo Prodi, il ministro dell’Interno Giuliano Amato, indicando l’esigenza .

Nel sottostimare l’eolico e il solare, soluzioni predilette dagli ambientalisti, Amato è più cauto e rispettoso di Urso, che contro l’eolico ha sollevato seri problemi d’inquinamento estetico, ma il risultato è analogo: un giudizio d’insufficienza che necessariamente riporta al nucleare, seppure anche qui con più scaltra cautela a differenza di Urso, nuclearista privo di esitazioni. Aggiunge infatti Amato, ben sapendo con chi ha a che fare nella complicata topografia del centrosinistra:

Darei una chance al progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), che prevede la costruzione di nuovi reattori a fusione nucleare di 1.500 megawatt di potenza. Il progetto, lanciato nel 1992 con la partecipazione di Europa - Italia compresa - Stati Uniti, Giappone e Russia, è molto promettente: vale quindi la pena di verificarne i risultati, attesi tra qualche anno, prima di lanciare l’Italia in un programma di costruzione di centrali nucleari. La speranza, ormai realistica, è di potersi liberare grazie a queste nuove tecnologie del grave problema delle scorie, che affligge le centrali nucleari attualmente in funzione nel mondo e che rischia di moltiplicarsi enormemente con la costruzione di molte nuove centrali di tipo tradizionale>.

Insomma: nucleare sì, ma prendendo tempo, come d’altra parte chiedono i grandi interessi legati al carbone, al petrolio, al gas naturale. Per loro ogni anno di ritardo nel decidere è un anno guadagnato.

CONTINUA...


Articolo tratto da: http://www.passarealbosco.it/
Vi segnaliamo il link di questa interessante rivista online che si occupa di ecologia e natura... e non solo...
  • Passare al bosco deve il suo titolo al di Junger ed è interamente e per sempre dedicata a Giuseppe Dimitri: l’unico tra noi che nel corso della sua esistenza è passato al bosco e ne ha assunto l’essenza.
  • Passare al bosco si occupa di ambiente naturale e storico: energie rinnovabili, industria e territorio, parchi urbani, parchi naturali, bestiari, erbari.
  • Passare al bosco sceglie lo stile asciutto, scarno e privo di retoriche formali e contenuti docili e ammiccanti.
  • Passare al bosco vuole orientare verso un obiettivo di reintegrazione, ovvero verso un principio di equilibrio tra uomo e natura, da lungo tempo dimenticato ma certamente recuperabile
  • Passare al bosco ha una struttura semplice: un tema centrale, un’area dedicata al verde ed una agli animali, lettere ed ambiente, consigli di azioni e letture.
  • Passare al bosco conterrà i contributi di autori impegnati nell’analisi del futuro rapporto con l’ambiente secondo diverse prospettive: filosofiche, scientifiche, naturalistiche, storiche, urbanistiche

sabato 29 dicembre 2007

Sul Centro Oli di Ortona il Partito democratico getta la maschera

«Sul Centro Oli di Ortona il Pd ha gettato la maschera» è quanto ha dichiarato il consigliere regionale di An Fabrizio Di Stefano all’indomani del voto sull’ammissibilità del suo emendamento alla finanziaria regionale che – nelle more della istituzione del Parco della Costa Teatina – prevedeva la sospensione delle autorizzazioni per l’insediamento di impianti industriali ad alto impatto ambientale.
«Al momento della verità, gli unici a schierarsi a favore dell’emendamento sono stati i consiglieri di opposizione e quelli dell’Idv, mentre il resto dell’Aula si è espressa contro, con la singolare posizioni di alcuni che, a parole, negli ultimi mesi, hanno espresso più volte forti perplessità ma, richiamati all’ordine, hanno optato per una pilatesca astensione» ha polemizzato l’esponente di An.
«Il vero sconfitto di questa vicenda è il neo segretario del Pd Luciano D’Alfonso – sottolinea Di Stefano – che si è battuto per rivedere il progetto dell’insediamento dell’Eni-Agip, e che per questo si è recato anche a Roma dal Ministro all’ambiente, ma è stato sconfessato dai suoi sodali di partito: neanche uno dei quindici consiglieri aderenti al soggetto unitario Ds-Margherita si è schierato a favore dell’emendamento».
«Sarei curioso – ha sostenuto ancora il consigliere – di vedere con che faccia si presenteranno di nuovo ad Ortona l’assessore Verticelli e gli esponenti del centro-sinistra che a chiacchiere hanno preso una posizione e poi, nei fatti, hanno assunto altre determinazioni, tutt’al più astenendosi, vedere con che coraggio verranno a spiegare quanto a loro poco importa del futuro di un territorio a forte vocazione agricola e turistica, tanto più dopo che il Mario Negri Sud ha diramato dati allarmanti sulle ricadute negative che il progetto potrebbe avere sull’ambiente e sulla salute dei cittadini» ha sostenuto ancora il consigliere.
«L’esito della votazione è un ulteriore, intollerabile, schiaffo all’intera regione, ormai in balia delle guerre interne al Pd che, da quando è nato, non fa altro che preparare agguati all’una o all’altra fazione, disinteressandosi delle reali esigenze del territorio abruzzese – conclude Di Stefano – per cui è nell’interesse di tutti che questa nefasta esperienza del governo-Del Turco finisca nel più breve tempo possibile».
Fonte: AbruzzoNews

Il Consiglio Regionale approva Bilancio e Finanziara tra polemiche e questioni irrisolte

Stamattina alle quattro, dopo diciassette ore di spossante dibattito senza quasi soluzione di continuita', il Consiglio regionale ha approvato la legge finanziaria e il bilancio di previsione 2008 e pluriennale 2008-2010.


Una lunga seduta, iniziata alle 11.00 del mattino e sospesa, solo per 15 minuti, non per fare una pausa, ma per incontrare con le rappresentanze sindacali sul tema del precariato, con i precari li', presenze ingombranti e piu' che interessate. Il Consiglio, nelle tante ore di confronto, ha vissuto dei momenti di forte tensione tra i Consiglieri di minoranza e la Presidenza del Consiglio in merito alla gestione dei lavori.
La nuova Finanziaria e' di fatto composta da un emendamento e un complicato intrigo di sub-emendamenti che ne hanno reso difficile la lettura ai Consiglieri del centro destra- e probabilmente anche a qualche collega di centro sinistra- presenti in Aula.


Ad una prima analisi del dedalo dei testi approvati, non sembra esserci nessuna importante novita': pochissime le risorse a disposizione con la maggior parte dei capitoli portati a zero e un paio di associazioni che sono riuscite a portare a casa qualche spicciolo in piu' rispetto alle altre, che ricorderanno sicuramente il 2007 come il Natale piu' povero di contributi.

Il momento piu' caldo si e' avuto intorno alle dieci di sera quando, a causa di uno scambio di battute non proprio eleganti, si e' arrivati a sfiorare la rissa tra il Consigliere dell'Udc, Mario Amicone, e il capogruppo dello SDI, Camillo Cesarone, subito divisi dai colleghi presenti. La minoranza ha piu' volte minacciato il ricorso alla magistratura contro gli "atti di terrorismo istituzionale perpetuati dal Presidente Marino Roselli". E, per tutta la durata dei lavori, proprio Roselli e l'Assessore al Bilancio D'Amico sono stati i maggiori bersagli dei pesanti attacchi verbali dell'opposizione.

Alla fine a maggioranza, 23 voti a favore e sette contrari (IdV ha votato contro), la Legge Finanziaria e la Legge di Bilancio sono stati approvati anche quest'anno entro la data del 31 dicembre. Alla fine, pero', la qualita' dei documenti approvati a tarda notte dal Consiglio non puo' certo considerarsi soddisfacente e per aspettare dei provvedimenti piu' incisivi bisognera' attendere una prossima legge di variazione di Bilancio.

Rinviato il "caso precari" che ha continuato ad aleggiare tra i corridoi di Palazzo dell'Emiciclo fino a tardissima notte. Gli ultimi rappresentanti dei Co.Co.Pro hanno abbandonato l'Aula solo alle due del mattino, quando hanno dovuto prendere atto della decisione di rinviare tutto al prossimo anno.

LA POSIZIONE DI ALFREDO CASTIGLIONE (CAPOGRUPPO AN in CONSIGLIO REGIONALE)

"Un bilancio da sartoria raffinata, confezionato sulle esigenze particolari di assessori e consiglieri di maggioranza, che non tiene nel minimo conto le esigenze degli abruzzesi e non offre alcuna prospettive di sviluppo".


Così Alfredo Castiglione - a margine della conferenza stampa tenuta stamattina dai consiglieri regionali di centrodestra - definisce bilancio e finanziaria regionale approvati questa notte.
"E' incredibile la nonchalance con cui l'assessore Bianchi ha assistito silenziosa al saccheggio selavaggio delle voci di bilancio di propria competenza: via i fondi per artigiani, commercianti e imprese. In compenso, l'assessore incassa ben 402.000 euro per la redazione del piano cave, palesando un clamorosamente evidente conflitto di interessi con la propria attività privata. Del resto, non essendo stata eletta, non avverete il senso di responsabilità di chi fa politica per offrire un servizio alla collettività. Neanche una parola, ovviamente, sulla mancata approvazione del piano commercio, che pure il presidente del consiglio Roselli si era impegnato a determinare entro il 31 dicembre. Stessa ammirabile disinvoltura l'ha mostrata l'assessore Fabiani, che ha permesso tagli indiscriminati sul fondo sociale e del lavoro: vere e proprie emergenze che peggioreranno grazie all'ignavia di questi amministratori. Ma l'assessore che si è superato è D'Amico: pochi secondi per illustrare con sufficienza il bilancio, nessuna esposizione di linee strategiche e programmatiche, l'uomo sbagliato nel ruolo sbagliato. Una parola di solidarietà la spendiamo, invece, per il povero consigliere Teodoro che si era impegnato a sostenere le ragioni dei piccoli Comuni riportando a casa solo un fondo per i piccoli Comuni di 8 milioni per il 2008, neanche la metà di quanto i Comuni hanno impegnato nel solo 2007 sulla base degli stanziamenti regionali poi rimangiati da questa maggioranza circense. Una presa in giro di proporzioni colossali, che getta i Comuni in una situazioni di estrema difficoltà.
Se solo conservassero un minimo di dinità - conclude Castiglione - giunta e consiglieri si dimetterebbero ma posso capire che sarebbe come chiedere a chi ha fatto tredici di restituire la vincita".

LE DICHIARAZIONI DI FABRIZIO DI STEFANO (AN)
"PEZZO DI CARTA, SENZA DIGNITÀ"

«Quella di oggi non può chiamarsi con dignità manovra di bilancio. É un pezzo di carta che non ha la dignità di un documento contabile. Tra l’altro accompagnato da una serie di norme e di emendamenti, per la maggior parte fatte dalla maggioranza, che ne stravolgono in parte i contenuti. Dal 21 dicembre ad oggi, sono stati trovati improvvisamente 60milioni di euro, non si capisce come, non si capisce dove. E continuano a rispuntare qua e là residui della Legge Omnibuus. Abbiamo visto il finanziamento delle strutture sportive, che era scomparso, frutto di qualche inciucio di qualche componente di opposizione con buona parte della maggioranza. Da questo noi ci chiamiamo chiaramente fuori».

«Compare anche un fondo di solidarietà per i comuni che hanno bisogno di “un Ente Regione serio e non solidale”. Con questo documento si danneggia la Regione Abruzzo. Meglio era prendere tempo approvando un esercizio provvisorio e fare un’operazione vera di bilancio con fondi certi, perché questi fondi sono assolutamente incerti, visto che il governo non ha acconsentito allo spostamento di quelle somme vincolate su altri capitoli».



DE MATTEIS (IdC)
«IL BUCO DELLA SANITÀ È UN FALSO PROBLEMA»

«Il buco della sanità è ormai un falso problema», sostiene Giorgio De Matteis (IdC), «nel mese di marzo è stato siglato un accordo tra Regione e Governo. O questo accordo è un accordo capestro o non l’hanno saputo fare. Altrimenti non si spiega come mai sia impossibile produrre un bilancio che non si regga in piedi. Il disavanzo del 2006 delle Asl è di 540milioni di euro. Nel bilancio di previsione mancano questi presupposti: cioè capacità di acquisizione di risorse finanziarie esterne al bilancio, un controllo maggiore delle spese correnti, una capacità di investimento che dia la possibilità di comprendere come la regione sta prezzandosi per superare le difficoltà economiche non solo abruzzesi, ma generali. E su questo chiaramente si chiamano a responsabilità anche le associazioni, da quelle sindacali, a quelle di categoria, Ance, Confindustria. Non è un problema di Del Turco e basta, è un problema dell’intero Abruzzo. Ma se neanche si vogliono fare le audizioni con i sindacati e le associazioni di categoria, come è possibile pensare ad una possibile di programmazione? Si va avanti con la programmazione fatta dalla Giunta Pace, cioè sui mutui contratti per investimenti, per metano, casa, riqualificazione urbana, strade, interporti.Una giunta forte, un consiglio regionale forte, dovrebbe essere in grado di coinvolgere il sistema creditizio per il reinvestimento di gran parte della quota dovuta all’acquisizione di risparmio sul territorio abruzzese, e non fuori». E poi sferzata ai sindacati. «Non l’abbiamo né visti, né sentiti. La cosa ci amareggia e ci addolora».


MARIO AMICONE (UDC)
«Cifre difficili da digerire, che parlano di un disavanzo nel 2006 pari a 294milioni di euro, 7milioni e 800mila euro in più rispetto a quello del 2005, e di una spesa sanitaria in ulteriore crescita. Spese senza controllo», attacca il consigliere, che punta il dito pure sui 20mln di euro spesi dal governo regionale per contenziosi contro i 14mln destinati all’edilizia popolare. Durissimo, poi, contro la partitrocrazia regionale, «con dirigenti della Regione che fanno parte della struttura del Pd e che si sono limitati a dare solo un parere (favorevole) sui bilanci delle società regionali». Bilanci, incalza Amicone, non allegati, come dovrebbe essere, al Bilancio regionale.


Fonti: leggimi.eu; primadanoi.it

venerdì 28 dicembre 2007

Rapina alla Banca Antonveneta di Lanciano

Questa mattina, intorno alle 10, rapina all'agenzia di Lanciano della Banca Antonveneta, nella centralissima via Dalmazia.
Dalle testimonianze raccolte due giovani si sarebbero presentati nell'istituto di credito con il volto parzialmente coperto.
Erano presenti, in quel momento, solo il direttore ed un impiegato costretti, sotto la minaccia dei taglierini, a consegnare ai rapinatori il denaro che avevano nelle casse: circa tremila euro.
I due si sono poi allontanati a piedi facendo perdere le loro tracce.
Posti di blocco sono stati istituiti in tutto l'hinterland da parte dei carabinieri e della polizia.
E' la terza rapina messa a segno dall'inizio dell'anno.
Purtropppo questi ed altri fenomeni di tipo crimonoso sono crescenti in città ormai già da qualche anno... ed il Governo ha pensato bene nella Finanziaria di stornare 1 miliardo di euro dai fondi previsti per le forze dell'ordine!
Come dire: sicurezza ed ordine pubblico non sono una priorità per l'Italia!

Ultimo appello per il Bilancio Regionale. Oggi il Consiglio Regionale.

E' in corso di svolgimento il Consiglio Regionale convocato questa mattina alle 10 per l'esame e l'approvazione del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2008 - bilancio pluriennale 2008-2010.
"Ultimo appello, oggi, per approvare il bilancio regionale entro il 31 dicembre ed evitare così l’esercizio provvisorio.
La maggioranza, ancora una volta spinta dal presidente Del Turco che continua a vedere come una jattura il fatto di non riuscire nei tempi stabiliti a presentare il documento, come invece per tutto il periodo della legislature fece Giovanni Pace, sembra deciso ad andare fino in fondo, malgrado tutte le difficoltà che ci sono.
Il centro destra continua a gridare allo scandalo denunciando la mancata copertura delle spese previste nel bilancio che si vuole approvare. Ci sarà battaglia, anche e soprattutto perché le risorse sono comunque poche e la strada da percorrere è forzatamente cosparsa di lacrime e sangue.
Fuor di metafora ci sarà da stringere la cinghia e da fare sacrifici, a più livelli. In una situazione come questa ci vorrebbe una classe politica responsabile e solidale, capace magari di collaborare per limitare i danni. Invece è scontro. Ed anche questo è un problema per l’Abruzzo" .
(di Gino Di Tizio)

giovedì 27 dicembre 2007

Dichiarazioni di Gianfranco Fini a Pescara

Alcune dichiarazioni del Presidente Nazionale di AN Gianfranco Fini in visita a Pescara.

SULLE AMMINISTRATIVE DI PESCARA
"Mi auguro che la classe dirigente riesca a trovare una candidatura unitaria e non ha senso che il sindaco di Pescara venga indicato a livello nazionale. Il tavolo che deve risolvere il problema e' regionale, e spostare il problema a Roma indicherebbe il venir meno della leadership regionale". Quanto ai nomi "ci sono ma non li faccio in tv". Il leader di An si e' detto "dispiaciuto" che Pastore abbia declinato l'invito a candidarsi a sindaco.
SUL GOVERNO
"L'ostinazione con cui il presidente del Consiglio nasconde la realta' e in qualche modo nasconde la testa sotto la sabbia e' degna di miglior causa. Oggi davvero non ci sono ne' le condizioni perche' continui l'azione di questo esecutivo, ne' soprattutto ci sono nel Paese segmenti della pubblica opinione o segmenti sociali che sostengono l'azione del governo. Quindi cali la tela, si chiuda il sipario e la parola torni agli elettori."
Il presidente Prodi e' stato contraddittorio, oggi.
Prima ha dipinto uno scenario tutto rose e fiori, che in realta' non e' come lo ha dipinto, e poi ha detto che nonostante le buone cose fatte, la gente non percepisce positivamente il governo. Credo - ha proseguito Fini - che anche Prodi sappia che questo governo ha da tempo il piu' basso tasso di popolarita' nella storia repubblicana. Non e' un piccolo incidente di percorso, non e' una crisi di fiducia determinata da un provvedimento impopolare o sbagliato. E' un governo che non e' entrato in sintonia con la gente".
Fini ha poi aggiunto: "E' grave che il presidente del Consiglio non voglia prendere atto di quello che gli dicono ormai quotidinamente anche esponenti della sua maggioranza e cioe' che non ci sono piu' le condizioni perche' l'esecutivo continui a governare. Il giorno in cui scendera' il sipario sul governo, gli italiani saranno tutti lieti, anche tanti elettori del centrosinistra delusi".
Sono due gli "aspetti negativi" che caratterizzano l'azione di governo, per Fini, e cioe' "il carico fiscale aumentato per tutti e l'impoverimento della busta paga. L'Unione europea - ha fatto notare Fini - ha stimato il livello delle nostre buste paga come "il piu' basso dell'Unione europea, quindi Prodi ha deluso anche quel ceto sociale che forse guardava al centrosinistra. Questo spiega perche' non si alza mai da quel 25-26 per cento di popolarita'".
SULLA LEGGE ELETTORALE
"Se la legislatura dura, la legge elettorale puo' arrivare per via referendaria" e che ci sono "tanti italiani che hanno messo la firma per chiedere che si svolga il referendum". Quindi, non resta che attendere che la Corte decida sull'ammissibilita' del referendum. Il presidente di An e' contrario ad una legge "purche' sia, solo per mandare avanti la legislatura".
SU CONTRADA
Il leader di An, Gianfranco Fini, non si e' poi pronunciato sul caso Contrada. Fini ha spiegato di non voler parlare della grazia a Contrada "perche' sono ben chiare quali sono le prerogative del Capo dello Stato, e poi perche' si tratta di un funzionario dello Stato condannato in via definitiva per collusione, associazione esterna di tipo mafioso. Non si puo' fare come al bar e sarebbe bello se tutti utilizzassero piu' prudenza e rimettessero le decisioni ad un eventuale provvedimento o alla reiezione del provvedimento".
E comunque, ha aggiunto, "si tratterebbe di una grazia per motivi di salute" quindi sarebbe "necessaria una perizia medica di un certo livello".
SULL'ASSASSINIO ODIERNO DI BENAZIR BHUTTO
"L'attentato di oggi e' la dimostrazione che chi pensava di aver vinto la guerra nei confronti dell'integralismo, del terrorismo jihadista, si deve ricredere perche' l'Iraq oggi non e' piu' la madre di tutte le battaglie, come diceva Saddam. In Iraq, anche se puo' sembrare paradossale, la situazione si sta normalizzando".
Commentando l'assassinio della leader dell'opposizione pachistana Benazir Bhutto, uccisa in un attentato suicida al termine di un comizio a Rawalpindi. "Oggi - ha aggiunto Fini - e' proprio al confine tra Afghanistan e Pakistan che si combatte, secondo me, la battaglia contro i movimenti jihadisti e quindi diventa strategico il ruolo del governo pachistano con tutti i problemi che crea ai governi democratici, visto che il regime pachistano e' molto particolare".
SULL'ALITALIA
"Le chiavi di casa mia vorrei che rimanessero in Italia, non altrove".Cosi' Gianfranco Fini, parlando delle sorti dell'Alitalia. "Da italiano preferirei una cordata nazionale, ma al tempo stesso se compro il biglietto chiedo la qualita' del servizio, al di la' di chi eroga il servizio". Comunque, "l'unico modo serio per salvare l'Alitalia e' vedere tra i due piani industriali qual e' quello che da' piu' garanzia, ma io non sono in grado di farlo perche' non li ho letti".
Fini si e' chiesto come sia possibile che "un Paese come il nostro si riduca ad affidare ad altri, ai francesi, le sorti dell'ex compagnia di bandiera. Questo e' uno dei motivi per cui si va in serie B nel contesto internazionale".
LA DESTRA
"Un clamoroso errore politico".
Cosi' il leader di An, Gianfranco Fini, ha definito La Destra, parlando della scelta di Teodoro Buontempo di cambiare partito. "Non c'e' nessuna necessita', in Italia di dar vita a movimenti dell'uno o del due per cento che in qualche modo finiscono per essere piu' in competizione con i vicini e gli alleati che con gli avversari. In Italia - ha aggiunto - c'e' bisogno semmai di lavorare su grandi contenitori alternativi tra di loro, e credo che da questo punto di vista An una certa coerenza l'abbia avuta nel corso del tempo. Lavorare per dividere, per frazionare, alzare la propria bandierina a discapito della propria coalizione, secondo me e' sbagliato - ha commentato. Dove sta scritto, poi, che An non fa una politica di destra? Non temiamo la competizione, anzi tra originale e fotocopie credo che alla fine si scelga sempre l'originale".
SUL CENTRODESTRA
"Il problema non e' la leadership di Berlusconi ma come si definiscono le regole dello stare insieme". "Sarebbe davvero stupido - ha detto Fini parlando della leadership nel centrodestra - negare che Berlusconi, con tutti i suoi difetti e le sue originalita', ha il 25 - 30 per cento dei voti. Quindi, diventa difficile trovare una alternativa alle sinistre prescindendo da chi e' il legittimo detentore di un 25 - 30 per cento di consenso popolare. Io preferirei organizzare la questione su come il centrodestra si deve organizzare e strutturare, sulle regole di funzionamento".
E delle primarie ha detto che costituiscono la "modalita' di selezione della classe dirigente, compresa la leadership piu' autorevole".
Fonte: leggimi.eu

Fini a Pescara in ricordo di Nino Sospiri


Gianfranco Fini sarà stasera a Pescara per partecipare ad una manifestazione pubblica che si terrà presso il cinema teatro Massimo con inizio alle 18.
L’iniziativa vuole rilanciare i temi politici e programmatici che A.N. sta ponendo in essere in tutta Italia per dare risposte concrete ai bisogni di tutti gli italiani ed elaborare le strategie più efficaci per la costruzione di una forte alternativa al Governo Prodi.
Inoltre, la comunità politica di A.N., nel corso dell’iniziativa, intende tributare un omaggio al ricordo dell’on. Nino Sospiri, a quasi due anni dalla scomparsa.
Il 2 gennaio prossimo, infatti, ricorrerà il secondo anniversario della morte di Nino Sospiri ed il suo partito lo vuole ricordare nel migliore dei modi con l’arrivo del leader Fini che è stato sempre un suo grandissmo amico.
Dopo una rapida malattia Sospiri si spense il 2 gennaio del 2006.
Uomo di grande spessore politico, venne scelto dal popolo della destra nel 1979. Sospiri, per pochi voti, soffiò a Biagio Tempesta il posto in Parlamento e conquistò il primo dei suoi sette consecutivi mandati. Un vero e proprio record se si considera che in Abruzzo solo l’ex ministro, Remo Gaspari ha saputo fare meglio. Per i suoi funerali anche la politica nazionale si era mobilitita: in città per seguire le sue esequie arrivarono Gianfranco Fini, Maurizio Gasparri, Pietro Lunardi, Mirko Tremaglia, Alfredo Biondi, Gianni Alemanno.
C’è attesa per le parole che dirà stasera Fini per ricordare Sopiri ma anche per saperne di più sul braccio di ferro con Berlusconi che potrebbe avere conseguenze anche a Pescara in vista delle elezioni comunali in programma in primavera.

mercoledì 26 dicembre 2007

Nessuna paura, un nuovo centrodestra è sicuro

(di Gianni Alemanno)





Dobbiamo tenere i nervi saldi, senza ricadere nelle sterili dialettiche che, per troppi anni, hanno attraversato senza costrutto il nostro schieramento, in polemiche che i nostri elettori non riescono proprio a capire. Nonostante le irruenti dichiarazioni che riempiono in questi giorni le pagine dei giornali, non possiamo pensare che il centrodestra italiano sia finito. Ma neanche far finta di nulla di fronte alla durissima pressione che, non da oggi, viene esercitata contro Alleanza Nazionale.
Dobbiamo costruire un nuovo equilibrio e, soprattutto, costruire una strategia politica che sia in grado non solo di sconfiggere Veltroni e la nuova sinistra liberal, ma soprattutto di governare l’Italia verso un profondo ed autentico cambiamento. In questa prospettiva il ruolo della destra è indispensabile, sono necessari i nostri valori e i nostri punti programmatici: nessun Centro “moderato” è in grado da solo di dare risposte adeguate alla radicalità dei problemi che abbiamo di fronte.
La crisi italiana è molto profonda e si supera solo partendo dal valore dell’identità, declinato a tutti i livelli ed in tutti i contesti. Non basta la libertà, bisogna evocare anche l’identità delle persone, delle famiglie, delle comunità, c’è un disperato bisogno di identità nazionale per governare la globalizzazione. Questi sono valori di destra, che i politici di Centro capiscono solo fino ad un certo punto, ma che possono essere fatti propri da milioni di italiani. E’ la destra sommersa e diffusa il grande motore del cambiamento – sociale, culturale ed antropologico, prima ancora che politico – della Nuova Italia.
Non è quindi per “patriottismo di partito” che respingiamo in modo ruvido e netto il tentativo di comprimere Alleanza Nazionale, lo facciamo perché non si può costruire un nuovo schieramento vincente relegando ai margini quello che la destra rappresenta. Certo, anche noi di An dobbiamo farci le nostre autocritiche e comprendere che oggi non saremmo in questo “passaggio stretto” se non avessimo troppo spesso “dimenticato” la nostra identità, facendo più lavoro culturale e programmatico, curando di più la nostra struttura-partito, riuscendo ad essere più netti e più forti nelle sfide e nelle mediazioni.
Molti di noi si sono illusi che nel “partito unico” del centrodestra tutti i nostri limiti sarebbero stati superati, molti hanno visto la nostra identità di destra come una gabbia da superare, non come una energia da aprire e da dispiegare.
Ma proprio le difficoltà di oggi, cominciate con la scissione di Storace, possono essere la spinta per superare questi errori e questi ritardi. Questo non significa arroccarci dentro noi stessi, rifiutare le alleanze, “vendicarci in ritardo” dei torti subiti. Dobbiamo ricostruire l’alleanza e aprirci a nuove aggregazioni, con una strategia lucida e ferma.
Innanzitutto: partire dai messaggi politici e programmatici. Dalla Conferenza indetta da Alleanza Nazionale per i primi di febbraio, non devono nascere documenti confusi ed intellettualistici come quello approvato dall’Esecutivo del Partito nell’estate dello scorso anno, al contrario dobbiamo lanciare messaggi chiari e forti da cui far partire campagne politiche in grado di penetrare profondamente nella società italiana.
Da questi messaggi e da queste campagne devono partire le nuove aggregazioni di Alleanza Nazionale, non per contraddire o sbiadire la nostra identità (lo abbiamo già fatto con l’elefantino e abbiamo visto i risultati…), ma per costruire attorno ad essa nuove alleanze sociali e nuove linee di comunicazione e partecipazione. Dobbiamo parlare ai corpi intermedi, alla società civile, alle associazioni, alle comunità, che chiedono partecipazione ed identità e che possono essere confederate attorno a noi.
Anche questo è un modo per superare gli attacchi dell’antipolitica e rigenerare la partecipazione attorno ai partiti.Contemporaneamente a questo processo di rilancio e di allargamento dell’area di Alleanza Nazionale, è necessario ricostruire l’alleanza di centrodestra. Insieme al nuovo partito di Berlusconi, ovviamente.
Ma non solo. Bisogna dialogare con tutti i soggetti politici e sociale che sono fino ad ora rimasti fuori dalla Casa delle Libertà: quelli più simili a noi vanno portati a destra, gli altri possono diventare nuovi alleati centristi. Moltiplichiamo gli interlocutori al Centro, allarghiamo i confini dell’alleanza, aggreghiamo pezzi importanti di società civile, per evitare di essere emarginati e di regalare spazi politici al Partito Democratico di Veltroni.
E’ evidente che qualsiasi idea di fusione tra la Destra e il Centro va assolutamente respinta. Come abbiamo archiviato il partito unico con Berlusconi, così non possiamo certo riproporlo insieme alla “cosa bianca” che forse nascerà attorno all’Udc. Una Destra più forte e più aperta, senza complessi di inferiorità, un centrodestra più ricco di interlocutori e di alleati, un grande rilancio di temi programmatici forti e concreti, questi devono essere i nostri obiettivi. Diventeranno anche gli obiettivi di tutti gli altri, compreso Silvio Berlusconi, perché in Italia non c’è spazio per il neo-centrismo, non c’è nessuna possibilità reale di emarginare An, a meno di non volersi consegnare a Walter Veltroni.Per questo non dobbiamo avere paura.
Non dobbiamo litigare con nessuno, se non con Prodi e Veltroni che rimangono i nostri unici e veri avversari. Ugualmente non dobbiamo genufletterci di fronte a nessuno, siamo molto più forti di quello che noi stessi pensiamo.
La costruzione del nuovo centrodestra è appena cominciata e in questa nuova realtà Alleanza Nazionale non sarà subalterna a nessuno.

martedì 25 dicembre 2007

Il Papa:Il Natale ci fa conoscere il buio di un mondo chiuso, ma Dio non si fa chiudere fuori




"L'umanita' ha bisogno di Dio e nello stesso tempo non ha posto per lui'': lo ha affermato Papa Benedetto XVI, nella solenne messa di mezzanotte celebrata a San Pietro per festeggiare la nascita di Gesu'.Il Papa ha preso spunto dalla nativita' di Cristo nella stalla di Betlemme, dopo che Giuseppe e Maria non avevano trovato posto in un albergo,per fare la denuncia di una societa' ''troppo occupata con se stessa, da non lasciare nulla per l'altro, per il prossimo, per il povero, per Dio''.

La stalla rappresenta anche la terra ''maltrattata'', un 'immagine sempre piu' attuale in un mondo ''inquinato e minacciato per il suo futuro'', a causa ''dell'abuso delle energie e del loro egoistico sfruttamento senza alcun riguardo''. Gesu' - raccontava Giovanni - ''venne fra la sua gente , ma i suoi non l'hanno accolto'' . Parole che riguardano - ha spiegato il pontefice - in definitiva noi, ogni singolo e la societa' nel suo insieme''. ''Abbiamo tempo per il prossimo che ha bisogno della nostra, della mia parola del mio affetto ? Per il sofferente che ha bisogno di aiuto? per il rifugiato o il profugo che cerca asilo? Abbiamo tempo e spazio e per Dio? '', si e' ancora chiesto Benedetto XVI, in un crescendo di interrogativi drammatici. Certo, ha osservato , ''grazie a Dio , la notizia negativa non e' l'unica, ne' l'ultima che troviamo nel vangelo''. ''Esistono anche quelli che lo accolgono (Gesu') e cosi', a cominciare dalla stalla, dall'esterno, cresce silenziosamente la nuova casa, la nuova citta', il nuovo mondo'', ha ricordato il Papa. Nella stalla di Betlemme ''ricomincia la regalita' davidica in modo nuovo...il nuovo trono dal quale questo Davide attirera' il mondo a se' e' la Croce'', ha detto Benedetto XVI. ''Il messaggio di Natale ci fa riconoscere il buio di un mondo chiuso'' ma ci dice anche che ''Dio non si lascia chiudere fuori'', ha concluso Ratzinger. A seguire la messa, concelebrata, insieme al Papa, da una trentina tra cardinali e vescovi, una folla che ha gremito la basilica: dignitari, diplomatici, religiosi, gente comune.
Fonte: leggimi.eu

Buon Natale da Alleanza Nazionale Lanciano!

Un augurio di sereno cristiano Santo Natale a voi tutti ed alle vostre famiglie nel segno della solidarietà e della speranza.
Un momento da vivere insieme alle persone care nel rinnovo della tradizione e nel ricordo delle comuni radici spirituali.

Marco Di Giovanni

domenica 23 dicembre 2007

La Squilla 2007 a Lanciano

Buona Squilla a tutti i lancianesi!



Anche quest’anno si è rinnovata la tradizione religiosa della Squilla, il tintinnio della campanella posta sulla Torre Civica che alle 19 in punto si unisce alle campane di tutte le chiese della città.

E’ un momento solenne, un momento per ritrovarsi in famiglia, per stare insieme e celebrare l’inizio delle festività natalizie.

A tutti i lancianesi che vivono a Lanciano e a tutti i lancianesi nel mondo, che quest’anno non hanno avuto la fortuna di tornare nella terra natìa, va il nostro sereno e sincero augurio di Buone Feste.




La Squilla di Lanciano


Da oltre tre secoli a Lanciano la festa di Natale comincia prima che altrove e precisamente nelle prime ore serali dell'antivigilia, quando si ripete la tradizione della Squilla.
Il 23 dicembre, verso l'imbrunire, le vie della cittadina si riempiono di insolita animazione. I negozi abbassano le saracinesche, i passanti si scambiano gli auguri e ai primi rintocchi della campanella - chiamata per l'appunto Squilla - posta sulla torre civica, tutti si avviano verso la chiesa della Iconicella, distante circa 3 chilometri dal centro.
Qui si svolge una breve cerimonia religiosa che dà alla cittadinanza l'occasione di ritrovarsi e rinnovare i vincoli di amicizia e di solidarietà civile. Subito dopo ognuno prende la via di casa.Alle diciannove, infatti, quando lo scampanio solenne di tutte le chiese si aggiunge al tintinnare della Squilla, ogni lancianese continua la commovente tradizione del baciamano al capo di casa o alla persona più anziana della famiglia. La cerimonia domestica si svolge in un clima di affettuoso rispetto e spesso segna il superamento di piccole incomprensioni o la pacificazione di contrasti. I giovani porgono gli auguri ai genitori che ricambiano, benedicendoli e consegnando i doni natalizi. La famiglia si riunisce intorno alla tavola ed ha inizio una cena che, pur non raggiungendo la varietà delle portate che costituiranno quella della vigilia, ha pur sempre un aspetto festivo e particolare. Nelle case che ne sono ancora provviste viene acceso il camino ed è il capo famiglia che pone sul focolare il tecchio che durerà fino al giorno della Befana. Le origini della gentile usanza risalgono al 1607, quando Paolo Tasso, vescovo della città, noto per la sua pietà e devozione, iniziò a recarsi in pellegrinaggio penitenziale la sera del 23 dicembre, a piedi scalzi, fino alla chiesa dell'Iconicella. La pratica devozionale del vescovo era accompagnata dal rintocco della Squilla e si concludeva con l'abbraccio pastorale con i suoi fedeli che, in quell'occasione, estendevano sentimenti di solidarietà ed affetto anche nell'ambito familiare.

Fonte: http://www.profesnet.it/dabruzzo/tradizioni/calendario_abruzzese/1223_lanciano_squilla.htm

Per saperne di più
Gennaro Finamore, Tradizioni popolari abruzzesi, Palermo 1891
Emiliano Giancristofaro, Tradizioni popolari in Abruzzo, Newton Compton, Roma 1995

giovedì 20 dicembre 2007

La goliardica TOMBOLA di Azione Giovani

E' quasi Natale ed i ragazzi di Azione Giovani hanno pensato bene di regalarci questa simpatica TOMBOLA GOLIARDICA nella quale nessuno viene risparmiato (Gianfranco Fini compreso!)....




(ingrandite l'immagine oppure cliccate su http://www.azionegiovani.org/files/smorfia/smorfia.html per la versione "animata")




La tombolata di protesta si è svolta ieri pomeriggio in Piazza Montecitorio a Roma con tanto di "banditore" partenopeo ed è stata un'ulteriore occasione per protestare contro Prodi e i suoi compagni di disavventura!

Per l'opposizione il bilancio regionale e' da 'bancarotta fraudolenta'




Un bilancio da "bancarotta fraudolenta" e' quello che, secondo il consigliere regionale di Fi Paolo Tancredi, il Governo della Regione portera' domani in aula per l'approvazione. Il capogruppo dell'Udc, Mario Amicone, nella stessa conferenza stampa, ha anche preannunciato una denuncia alla Corte dei conti perche' in presenza di un "bilancio falso".


Nella stessa seduta c'erano anche Fabrizio Di Stefano (An), Alfredo Castiglione (capogruppo di An), Giorgio De Matteis (capogruppo Idc), Mario Amicone (capogruppo Udc), Bruno Di Paolo (capogruppo Dca) e Paolo Tancredi (Fi).


"E' un bilancio falso - ha detto Amicone - c'e' obbligo di denuncia e noi lo faremo. Ad esempio, sono stati appostati 50 milioni in entrata che secondo il centrosinistra dovrebbero derivare da rimborsi dalle cliniche private per ricoveri impropri". Secondo De Matteis sul bilancio "hanno pesato i 150 milioni di euro sotto il livello di pareggio". De Matteis e Di Stefano hanno criticato "il silenzio della triplice, in particolare di Cgil e Cisl". Di Stefano ha anche riferito di un documento di 16 organizzazioni produttive che non condividono il bilancio e di una lettera dell'Anci dai contenuti fortemente critici.


Fonte: leggimi.eu

mercoledì 19 dicembre 2007

Pace in Terra. Uomini di buona volontà cercansi.

di Marcello De Angelis

Fonte: Area - Dicembre 2007







Il 29 novembre si è svolta la giornata di solidarietà con il popolo palestinese, sancita dall’Onu e celebrata in molti Paesi del mondo con manifestazioni e conferenze. Ma gli occhi di tutti gli osservatori sono stati puntati sulla conferenza di pace in Medio Oriente convocata nel Maryland da George Bush, che sperava di portare al pubblico un risultato importante proprio in concomitanza con il giorno della solidarietà, che in molti Paesi si sarebbe trasformato in una mobilitazione contro Israele e gli Usa.
Le speranze di Bush sono state frustrate dal mancato accordo tra i rappresentanti di Israele e Palestina su un documento congiunto che rappresenterebbe una nuova road-map per affrontare i problemi più difficili, quali la definizione dei confini di uno Stato palestinese, lo status di Gerusalemme, il ritorno dei profughi palestinesi. A Bush e a Condoleeza Rice questo risultato era molto necessario per concludere il mandato, che scade nel 2008, con un risultato positivo che avesse una portata storica. Convocare una conferenza di pace negli Usa è sempre un buon colpo per le amministrazioni americane: serve innanzitutto per dimostrare di avere un “potere di convocazione” e inoltre che nessun vero contenzioso si possa risolvere senza la supervisione degli Usa. Purtroppo, nel caso del conflitto israelo-palestinese, i risultati degli accordi siglati dinanzi a un presidente statunitense hanno spesso avuto vita breve. In questo caso poi, non è detto che l’iniziativa sia pagante per l’immagine di Bush. I due attuali presidenti delle nazioni contendenti, Ehud Olmert e Abu Mazen, sono dei politici appannati e in declino. La credibilità di Olmert nel proprio Paese è minima. La maggior parte degli israeliani lo considera responsabile del fallimento dell’attacco al Libano e della mancata vittoria contro le milizie di Hezbollah e non gli perdona gli scandali sessuali. Abu Mazen, agli occhi di tutti, è un presidente dimezzato, che ha perso il controllo di una parte importante del suo territorio, ora nelle mani di Hamas, e che è tornato al potere solo grazie al sostegno americano e al placet di Israele. Gli accordi storici, quelli che hanno determinato un qualsiasi miglioramento in un conflitto che razionalmente non sembra avere possibilità di soluzione, sono stati garantiti da uomini di grande rilevanza storica e politica. Olmert e Abu Mazen non potranno mai valere come un Rabin o un Arafat e il solo tentativo mediatico di sostituire le loro figure a quelle dei loro predecessori nel presepe delle peace-talk, può solo fare danno.
Questo incontro serviva a tutti gli attori coinvolti: Bush deve cercare di uscire di scena con qualcosa di più che una interminabile guerra in Iraq, la Rice vede la sua figura fortemente danneggiata dai risultati non conseguiti dalla diplomazia statunitense e i due presidenti hanno una credibilità bassissima. È anche per questo che si è ritenuto necessario fornire l’evento anche di un pubblico adeguato, con la presenza di 50 delegazioni di osservatori, tra i quali la presenza dei siriani e l’assenza degli iraniani sono altrettanti precisi segnali. Lo scetticismo sul risultato di questa conferenza di pace è perciò molto diffuso, anche tra gli osservatori americani, che hanno preso l’abitudine di diffidare dei frettolosi annunci di “missioni compiute” da parte di Bush. C’è poi il fatto non indifferente che questo tipo di colpi mediatici vengono da noi giudicati solo in base alle reazioni dei media occidentali, vivendo nella totale ignoranza di quali siano le letture che vengono date all’iniziativa dagli altri tre quarti del mondo della comunicazione. Per tutto il mondo musulmano, ad esempio, totalmente convinto che da Bush non possa venire nulla di buono e che l’America sia né equidistante né super partes in merito alla questione mediorientale, il solo fatto che l’incontro avvenga sotto l’egida degli Usa desta diffidenza nelle intenzioni e sfiducia nel risultato. I tempi delle speranze di Camp David sono ormai lontani e alla possibilità degli americani di garantire per gli israeliani non crede più nessuno. Né Abu Mazen può realmente farsi garante del rispetto di eventuali accordi di cessate il fuoco; e l’idea israelo-americana di poter isolare Hamas a Gaza per poterla liquidare militarmente è la classica soluzione da videogioco che non sempre ha possibilità di riuscita nella vita reale. Inoltre, con un governo dell’Anp così poco legittimato, una guerra di sterminio a Gaza non si sa quali reazioni provocherebbe nell’intero mondo musulmano. Chi pensa che Hezbollah e Hamas siano solo semplici filiazioni iraniane non conosce la realtà.
Noi, in conclusione, da sempre sogniamo la fine della guerra in Terra Santa. Vorremmo che non ci fossero più stragi né massacri e vorremmo che la sofferenza lasciasse il posto alla speranza. Vorremmo la liberazione dei dodicimila prigionieri palestinesi e l’abbattimento di mura e recinzioni di filo spinato e vorremmo che gli israeliani dimenticassero la paura. Ma soprattutto riteniamo che senza pace in Medio Oriente non ci possa essere sicurezza nel Mediterraneo e che senza queste condizioni l’unione euromediterranea che Sarkozy viene a riproporre e che ha raccolto l’entusiasmo persino di un uomo fisiologicamente impossibilitato a entusiasmarsi come Romano Prodi, sia impossibile da realizzare. E un Mediterraneo crocevia di scambi culturali e commerciali è la conditio sine qua non perché l’Italia esca dalla crisi e ritorni a contare.

Per questo avremmo preferito vedere i due portavoce di Israele e Palestina stringersi la mano dinanzi ai rappresentanti dell’Europa e vorremmo soprattutto che ci fosse un’Europa forte e coesa che potesse farsi garante, come non possono fare gli americani, di una reale condivisione degli sforzi perché la pace sia durevole. L’Europa e l’Italia di questa pace non possono fare a meno e finché non si realizzerà saranno costrette a crescere a passo ridotto.

sabato 15 dicembre 2007

TOMBOLATA di protesta a Piazza Montecitorio




Partendo dallo spunto offerto dalle festività natalizie, Azione Giovani ha organizzato per mercoledì 19 dicembre, a partire dalle ore 15.00 a piazza Montecitorio, una grande “Tombolata di protesta”: una personale rivisitazione goliardica e scanzonata del tradizionale gioco popolare, che associerà al significato classico dei numeri presenti, quel personaggio o quell’episodio che particolarmente si adattano alla sua descrizione.Così, con tanto di ‘banditore’ arrivato direttamente da Napoli, al cospetto della Camera dei Deputati saranno distribuite agli intervenuti le classiche cartelline ed estratti i 90 bussolotti, che verranno proiettati sul maxi-schermo allestito per l’occasione.Così il tradizionale ‘47 Morto che parla’ non può che essere associato a Prodi; il ‘74 il Vagabondo’ a Capezzone, e il ‘77 Le gambe delle donne’ alla Michela Brambilla. I numeri satirici presenti, non risparmieranno nessuno - da destra a sinistra - neanche gli esponenti del nostro partito.L’idea è quella di concludere con una ‘Rivolta Natalizia’ questo 2007 e per scambiarci gli auguri di buon Natale e felice anno nuovo.
Appuntamento per tutti, dunque, mercoledì 19 dicembre, dalle ore 15 davanti Montecitorio.

G8: condannati 24 no global a 102 anni. E' il primo dei processi sui fatti del luglio 2001 che giunge a conclusione.

da Corriere.it

GENOVA - Sono stati condannati a oltre 102 anni di reclusione 24 dei 25 no global accusati per i fatti del G8 del luglio 2001 a Genova.. Nadia Sanna è stata assolta per non aver commesso il fatto. L'accusa di devastazione e saccheggio è stata riconosciuta solo per una decina di persone, per coloro che hanno avuto pene più minori i reati sono stati derubricati in furto e danneggiamenti. I pubblici ministeri, Anna Canepa e Andrea Canciani, nella loro requisitoria dello scorso 23 ottobre avevano chiesto un totale di 225 anni di carcere nei confronti degli imputati accusati a vario titolo.

CONDANNE - Il collegio giudicante, presieduto da Marco Devoto, ha condannato a 11 anni la lecchese Marina Cugnaschi (41 anni, considerata una black bloc), a 10 anni e sei mesi Francesco Puglisi e Vincenzo Vecchi, a nove anni Alberto Funaro, a 7 anni e dieci mesi Carlo Cuccomarino, a 7 anni e otto mesi Antonino Valguarnera, a 7 anni e sei mesi Carlo Arculeo, a 6 anni e sei mesi Dario Ursino, a 6 anni Ines Morasca, a 5 anni Massimiliano Monai (l'uomo che lanciava una trave durante l'assalto alla camionetta dei carabinieri in cui fu ucciso Carlo Giuliani), a due anni e sei mesi Paolo Putzolu, a un anno e 8 mesi Paolo Dammicco, a un anno e sei mesi Fabrizio De Andrade, a un anno e 5 mesi Federico Da Re, Angelo Di Pietro e Filippo D'Avanzo, a un anno e 4 mesi Duccio Bonetti e Stefano Caffagnini, a un anno e due mesi Antonio Fiandra e Francesco Toto, a 11 mesi Tabar Firouzi, a dieci mesi Luca Finotti, a sei mesi Mauro Degl'Innocenti e a 5 mesi Domenico Ceci.

CORTEO NO GLOBAL - In attesa della sentenza si erano riuniti anarchici e no global nel centro storico di Genova, tenuti sotto controllo dalle forze dell'ordine. Dopo la sentenza una cinquantina di persone sono partite in corteo da piazza Raibetta diretti al centro del capoluogo ligure.

COMMENTI - «Giustizia è fatta», è stato il primo commento di Roberto Castelli, presidente dei senatori della Lega Nord e ministro della Giustizia all'epoca dei fatti. «Per completare l'opera occorre scoprire l'identità dei black bloc che nessuno è mai riuscito a identificare». Di tenore opposto le parole di Francesco Caruso, ex capo no global e ora deputato di Rifondazione comunista: «Le pesanti condanne sono un indegno e inquietante attacco repressivo. Bisogna tornare in piazza immediatamente per esprimere la nostra indignazione». Paolo Cento (Verdi): la sentenza «stravolge la realtà dei fatti: si rischia di consegnare alla storia le giornate di Genova come responsabilità dei no global». Francesco Storace, segretario di La Destra: «Si rimuova la lapide al Senato intitolata a Carlo Giuliani». Jole Santelli, responsabile sicurezza e immigrazione di Forza Italia: «Dopo sei anni la verità viene a galla. Ci aspettiamo che sia fatta presto chiarezza anche sull'inquisizione cui sono state sottoposte le forze dell'ordine». Maurizio Gasparri (An): «Finalmente giustizia è fatta nell'unico modo possibile: la verità. Si è dimostrato che furono i no global a provocare le violenze che videro un'intera città in ostaggio». Pino Sgobio, capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera: «Chi ha effettivamente devastato Genova vive tranquillo e in libertà, e a pagare sono quelli che manifestarono pacificamente».
E' stata fatta giustizia solo in parte visto che erano stati chiesti 225 anni di carcere nei confronti degli imputati ed invece sono stati condannati soltanto a 102 anni complessivi!
Ora la speranza è che ci sia certezza della pena... staremo a vedere!!

giovedì 13 dicembre 2007

Pennivolando con Prodi

Tutti gli inviati del presidente

A Washington hanno la lobby Air Force One, i giornalisti al seguito del presidente con riti, postazioni e goliardia? Bene, in Italia mica siamo declinisti. Infatti ora ci sono QuellicheChigi. Cos’è? Una lobby giornalistica con un sito (www.quellichechigi.splinder.com) messo su dagli inviati che inseguono Romano Prodi da mane a sera, anche oltre confine. Il Professore è «l’amato premier», Ser Cana è il portavoce Silvio Sircana (si dice sia l’ispiratore, fa molto democrat; mai una citazione, però, a Sandra Zampa, il capo ufficio stampa. Sarà un caso?), Degio è Daniele De Giovanni, capo della segreteria tecnica di Prodi. QcC è linkato con QcF, la lobby di quellichelafinanziaria, i giornalisti economici, i forzati dell’emendamento.
Nel perfido sito c’è la curva dei rapporti con il presidente del Consiglio costretto a convivere con le iene pennivendole, i racconti delle trasferte (l’agenzia di viaggi e la «Chigi&Disagi»), il chi sale e il chi scende all’interno della lobby, il termometro delle grazie dell’amato P. Non nomi ma soprannomi giornalistici, invenzione dei medesimi. Per esempio: Fabio D’Artagnan è Fabio Martini (La Stampa), il Conte è Marco Conti (Il Messaggero), Franci è Francesco Alberti (Corriere della sera), Marco è Marozzi (La Repubblica). E Tenero esserino docile è Barbara Tedaldi dell’Agi (moglie di Francesco Luna, portavoce di Prodi quando Sircana nel ’96 disse no). QcC è utile a Natale, quando si può giocare al Fantastico Gioco dell’Oca del governo Prodi: quattro i segnalini, Romano, Tps, Ser Cana, Santagata. QcL, quelli che lobby.

TRIPLICE CASTA
Lobby insindacabile. Chi ha sostituito Goffredo Bettini, senatore chiamatosi fuori dal palazzo per Walterissimo? Pietro Larizza, ex segretario generale Uil. Chi lo ha presentato all’aula, occhi lucidi e voce commossa? Il presidente del Senato Franco Marini, ex leader della Cisl. Così, tutti sistemati, Sergio D’Antoni, Giorgio Benvenuto, Ottaviano Del Turco... Il 1º maggio, sicuro, grande festa del lavoro alla buvette. La casta è triplice? La lobby pure.
Fonte: panorama.it

DIVISIONI AZZURRE. La rivoluzione di Berlusconi ha causato un terremoto...

Dopo la nascita del PDL.
La rivoluzione di Berlusconi ha causato un terremoto che si ripercuoterà sugli organigrammi del nuovo partito. Potrebbero cambiare rispetto a quelli di Forza Italia. In questo modo.




Da Forza Italia a Popolo della libertà: la repentina trasformazione non solleva solo gli entusiasmi di molti italiani, sta creando anche qualche dissidio interno. Chi farà le spese del mutamento? Chi salirà e chi scenderà nel rinnovato organigramma?
Ufficialmente in Forza Italia non ci sono incrinature sulla linea politica scelta da Silvio Berlusconi. «Sono malumori già rientrati» assicura a Panorama il coordinatore nazionale Sandro Bondi. «L’evoluzione naturale è aprirsi a nuovi mondi, come quello cattolico: sto lavorando in questo senso con Eugenia Roccella, portavoce del Family day».
Malumori? Dissidi interni? «È acqua passata» secondo il vicecoordinatore Fabrizio Cicchitto. «Ci furono anni fa, quando Bondi e io rinnovammo la vecchia struttura, facendo largo ai giovani e togliendo il tappo. Oggi il rischio è di pensare ai rami e non guardare il tronco. Per due settimane c’è stata una mobilitazione di massa che non accadeva dagli anni 50 con il Pci. La trasformazione è già avvenuta, ora si tratta solo di fare una saldatura intelligente: ci sono la struttura centrale, i circoli di Brambilla e quelli di Dell’Utri e un eccezionale afflusso di gente. Difficile quantificarla. Di certo 3 milioni di persone ai gazebo, e si parla di 400 mila nuove adesioni».
Lo scossone determinato dalla consultazione popolare pare abbia dato nuova vitalità agli emergenti del partito e un po’ di adrenalina alla vecchia guardia. Malumori e litigi sarebbero rientrati.
La pensa diversamente Ferdinando Adornato, che non aderirà alla nuova forza: dal 23 gennaio il neoconservatore d’Italia trasformerà la sua fondazione Liberal in un quotidiano. La gigantografia di Berlusconi è ancora sopra la sua scrivania, ma lui dopo un breve incontro con il Cav ha fatto sapere che non farà parte del Popolo della libertà, «nonostante l’affetto e la stima che nutro per il presidente».
Nessun terremoto, solo qualche lieve scossa di assestamento, dice il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti: «I cambiamenti sono sempre positivi: ci sono forze nuove da inserire e da valorizzare, continuando a utilizzare le risorse della classe dirigente già esistente».


Forte e battagliera più che mai, se si guarda l’esempio di Marcello Dell’Utri con il Circolo del buon governo, 3.500 associati in tutt’Italia, che ha preso le distanze dagli altri circoli, quelli di Michela Vittoria Brambilla («i suoi sono formati sull’antipolitica»). Lei, definita dai nemici «la Berluscona» o «Michela la rossa», ha l’appoggio dichiarato di Marcello Pera, Beppe Pisanu, Franco Frattini e va dritta per la sua strada.
Si dice che l’imprenditrice lombarda abbia molti più sostenitori di quelli ufficiali. Senatori, deputati e coordinatori le avrebbero già telefonato, dichiarando la propria disponibilità a lavorare insieme: dal bolognese Fabio Garagnani a Valerio Carrara, da Patrizia Paoletti a Giuseppe Cossiga, da Enrico Nan a Valentina Aprea.
«L’operazione politica di Berlusconi è la vera risposta alla nascita del Partito democratico, solo che Walter Veltroni ci ha impiegato 2 anni e Berlusconi 3 minuti»: questo il giudizio di Gaetano Quagliariello. Il senatore, componente del direttivo di Forza Italia, parla (citando Fedele Confalonieri) di «rivoluzione del predellino» in riferimento al bagno di folla in piazza San Babila, quando il Cav si è sporto dall’auto, in piedi sul pavimento. Ma raccomanda: «L’attuale classe dirigente è un patrimonio, non deve essere dispersa».
In questo momento di transizione c’è chi se ne sta tranquillo, chi minimizza i malesseri e chi, come l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, chiede di «allargare il tiro a nuove personalità come Savino Pezzotta o Luca di Montezemolo». Giulio Tremonti non nasconde la poca stima nei confronti di Brambilla («Non me ne frega un tubo» disse riferendosi al ruolo assegnatole da Berlusconi). L’ex ministro dell’Economia disegna un cammino che porti a una forma politica che lui definisce «rassemblement» o confederazione, nella quale la questione centrale sia «quella dei valori».
E se da un lato ci sono dubbi e certezze di personalità di prestigio con anni di esperienza politica, dall’altro c’è una nuova leva, quella dei quarantenni e delle quarantenni, pronta a entrare in gioco.

In pole position Mara Carfagna, parlamentare salernitana, nominata alla guida di Azzurro Donna, consulta femminile del partito. Dice a Panorama: «Berlusconi ha sparigliato le carte sul tavolo politico, con un progetto liberale, alternativo al centrosinistra. Comprendo i malesseri di qualcuno, ma confido nel senso di responsabilità: il momento è epocale».
«Non ci saranno drammi generazionali» secondo Laura Ravetto, laureata alla Cattolica a pieni voti, ex avvocato di Cuneo, che chiarisce: «Berlusconi è un personaggio innovativo, ma vuole mantenere ciò che di buono c’è nella struttura, con qualche iniezione di vitalità e confidando in alleanze preziose e durature».
Per Michaela Biancofiore «è un momento storico importante: c’è da disegnare un nuovo futuro con un leader che già c’è ed è riconosciuto dal popolo italiano, che detesta l’artificio della politica politichese, come direbbe il mio presidente».
Tra le saranno famose del Parlamento non va dimenticata Beatrice Lorenzin, 33enne di Ostia, per 5 anni alla guida dei giovani di Forza Italia nel Lazio, che Bonaiuti definisce «bravissima», mentre la guarda in una recente apparizione televisiva. («Ma non dimentichiamo chi la politica la fa da anni, con successo, come Stefania Prestigiacomo»).
Donne e uomini sono pronti a scendere in campo. Come il deputato torinese Maurizio Lupi («È ora di rimettersi in discussione per costruire qualcosa di più grande, anche dopo 14 anni, anche con un partito saldo come era Forza Italia»); o il bergamasco Gregorio Fontana («È una sfida che dobbiamo raccogliere tutti. Forza Italia è la spina dorsale di una nuova formazione con diverse anime. Siamo in un momento di passaggio»).
«Timori sul nuovo organigramma? Accade anche nelle aziende, è una cosa normale» ricorda il coordinatore del Piemonte, Guido Crosetto. «Tutti ci abituiamo, ognuno vuole tenersi stretto il suo posto. Però Berlusconi ha intercettato un’esigenza che nasce dal basso: la sfida qui non è mantenere il ruolo di comando, ma creare un partito del centrodestra».
Combattivo più che mai il senatore milanese Giorgio Stracquadanio: «La nascita del Popolo della libertà è una trovata geniale. Rompe tutti i precedenti schemi che si erano ormai calcificati. Le stagioni cambiano, avviene così nella politica europea. Entrano nuovi protagonisti che crescono più in sintonia con i loro tempi». Saranno famosi?

Fonte: Panorama.it
(di Romana Liuzzo)

martedì 11 dicembre 2007

Al rogo la strega Forleo

di Paolo Guzzanti
Clementina Forleo è stata messa sul carro, le hanno stracciato il colletto, legato le mani e così è stata portata al patibolo fra due ali di giornalisti e magistrati festanti che mostravano i pugni. La ghigliottina è sostituita da una macchina più complessa che decapita magistrati riottosi, nemici della casta di comando. Sulla lama è incisa la parola trasferimento, ovvero deportazione e morte civile, versione magistrale per magistrati ispirata alla Cayenna, che era chiamata «ghigliottina secca».
Forleo è dunque salita sulla stessa carretta che ha già portato all’esecuzione magistrati come Luigi De Magistris, Tiziana Parenti e tanti altri, tutti «di sinistra», ma che, come Clementina, avevano osato ficcare il naso nel Sacro Graal dei veri templari, quel gruppo di potere e di interdizione composto da politici, magistrati e giornalisti velinari e velenosi, quelle creature vampiresche e crepuscolari che escono dalle procure con le tasche gonfie di cartacce e che emettono articoli-pizzini per conto dei loro padroni.
Io ho un debole per Forleo: prima di tutto perché è una donna di sinistra nel senso morale e passionale, alla maniera di quelle teste matte a me care che stanno sempre dalla parte dei deboli e che diffidano, quando non detestano, i poteri e le loro arroganze. Ora, dal momento che io sono stato intercettato più di 100 volte «casualmente» (con il pretesto di intercettare un collaboratore del Parlamento per il quale anziché la ghigliottina fu preparata una gogna infernale attiva e radioattiva), devo dire che la applaudii con le lacrime agli occhi quando, di fronte alle intercettazioni sulle scalate bancarie dell’ex Partito comunista, partì una crociata per difendere (ohibò) i sacri principi dell’immunità parlamentare.
Fu allora che quella onesta pasionaria di Clementina insorse: «Ma come» disse «avete fatto carne di porco del senatore Paolo Guzzanti intercettato in lungo e in largo senza che nessuno, neanche quelli del suo stesso partito, si facessero uscire un fiato e adesso, poiché ci stiamo occupando del gotha del Pci, del gruppo di quelli che “abbiamo una banca”, saltate su come se aveste il fuoco sotto il fondo dei pantaloni?».
Forleo denunciò i due pesi e le due misure, che è il nocciolo della falsa devozione del vecchio Pci per la legalità repubblicana, sempre con un doppio standard: quello che va bene per noi e quello che va bene per loro. La brava magistrata ha dunque non soltanto indagato, ma ha messo il dito su una delle vergogne della falsa sinistra che, difendendo i principi repubblicani e costituzionali a corrente alternata, blinda i suoi uomini e manda al patibolo quelli che osano aprire le porte e i file vietati.
Se nel mio caso, di presidente in carica di una commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta, le intercettazioni abusive furono accompagnate da festini sulle piazze mediatiche e da sabbah di velinari convocati per la caccia all’uomo che aveva osato indagare sugli uomini del Kgb italiano, nel caso dell’inchiesta di Forleo il copione si è rovesciato. Questa donna (indegna di indossare la toga, hanno ringhiato i rifondaroli) ha osato ficcanasare nel sancta sanctorum bancario del vecchio Pci ed è dunque diventata una strega.
Poco importa che difenda gli extracomunitari brutti sporchi e cattivi o che si schieri a favore dei disoccupati del Mezzogiorno. Il punto è: Forleo ha osato l’inosabile e il Quirinale si è mosso con parole alate e il vicepresidente del Senato Gavino Angius si è prodotto in una orazione in difesa dei diritti inviolabili del parlamentari. Quando tutto era pronto, Palazzo dei Marescialli (il Csm) era tutto un tintinnare di sciabole e la sentenza è stata emessa: la reproba è stata rapata, coperta di fango e portata a fare terra per ceci nel cimitero dei magistrati apostati e blasfemi. Che la sua rimozione sia d’esempio. Esempio di che cosa, non oso dirlo.

Fonte: panorama.it

Ora è meglio far cadere il Governo

di Piero Sansonetti - Direttore di "Liberazione" (sì, avete capito bene! "Liberazione", quotidiano di Rifondazione Comunista)

Sarebbe molto ragionevole, credo, se la sinistra facesse cadere questo governo. Per la semplice ragione che l’alleanza di centrosinistra si è dissolta e non esistono possibilità che si ricomponga. Perché si è dissolta? Credo per due motivi. Il primo riguarda i partiti e le loro burocrazie, il secondo riguarda i poteri veri (quelli che io chiamo i poteri veri, cioè principalmente la Confindustria). L’alleanza di centrosinistra, cioè l’Unione, era nata sulla base di un patto politico che aveva la sua forza nell’asse preferenziale tra i Ds e Rifondazione, cioè fra il partito più forte della sinistra riformista e il partito più forte della sinistra radicale. Su quest’asse era stato costruito un programma di governo, di mediazione, che prevedeva riforme forti e un visibile cambio di direzione (sui temi sociali, nel campo dell’economia, sulle grandi questioni relative ai diritti individuali, ai diritti civili, ai diritti collettivi) rispetto alle politiche del centrodestra.
Queste riforme non ci sono mai state. Perché? Innanzitutto perché l’asse Ds-Rifondazione (cioè l’anima dell’Unione) si è quasi subito disintegrata per via dello scioglimento dei Ds. I partiti hanno proprie storie, proprie biografie, hanno una identità; e queste storie, queste identità condizionano fortemente la loro linea politica e il loro ruolo sullo scenario nazionale. La scomparsa di un partito importante provoca terremoti.
La scomparsa dei Ds ha portato a un terremoto che ha ucciso il riformismo di sinistra. Quello tradizionale, antico, di Pietro Nenni, di Riccardo Lombardi, e poi di Bettino Craxi e alla fine di Massimo D’Alema e Giorgio Napolitano. La fine del riformismo di sinistra ha determinato lo scioglimento del patto con la sinistra radicale. E ha provocato anche la perdita dell’autonomia politica, prima del nuovo partito nato dalle ceneri di Ds e Margherita (il Pd), poi di tutta l’alleanza.
Il Pd, privo di autonomia politica, e per di più spinto al centro dal suo nuovo leader, Walter Veltroni, che punta a conquistare l’elettorato moderato, ha finito con l’accettare pienamente la subordinazione alla Confindustria, ai suoi interessi (e in parte al Vaticano) e in questo modo ha del tutto rovesciato quella che si chiama «la ragione sociale» dell’alleanza di centrosinistra.
Perché in queste condizioni l’alleanza dovrebbe sopravvivere? E qual è la forza politica in grado, con la sua iniziativa, di provocarne la fine e di condizionare questo atto, questo avvenimento, in modo da evitare che il crollo del centrosinistra travolga e annienti tutta la sinistra?
L’unica forza, nell’Unione, che mantiene ancora la sua autonomia politica e il suo profilo e la sua capacità di iniziativa è Rifondazione comunista: per questo, credo, il compito tocca a lei. E se non assolverà questo compito, le sarà difficile candidarsi alla costruzione e alla guida di un nuovo polo unitario della sinistra (quello che noi giornalisti chiamiamo la Cosa rossa).
Naturalmente è giusto distinguere tra problemi strategici e tattiche che riguardano la gestione delle questioni immediate. Quali sono i problemi immediati? L’approvazione della Legge finanziaria (che avverrà, immagino, prima di Natale) e poi la definizione di una nuova legge elettorale, che permetta a tutte le forze politiche di ricollocarsi. Ma chi ha detto che questa legge elettorale non possa essere approvata dal Parlamento, nei prossimi mesi, sotto la guida di un governo tecnico? A me sembrerebbe la soluzione migliore.
Fonte: Panorama.it

venerdì 7 dicembre 2007

DL Sicurezza, il giorno dopo. Stesso caos, nuove minacce...

Il giorno dopo il voto del Senato sul DL Sicurezza, le polemiche all’interno del centrosinistra non si placano, anzi…

Il ministro Di Pietro: «Piaccia o no, dopo il voto di fiducia di giovedì al Senato la maggioranza politica non c'è più. Di questo va preso atto».

Italia dei Valori «chiede non solo una verifica politica ma un nuovo processo costituente».

Il Guardasigilli Mastella minaccia il ritiro della fiducia, nel caso in cui il Prc o altre forze della sinistra si ostinino a non far modificare il punto del Dl sicurezza relativo alla norma anti-omofobia e alla lotta alle discriminazioni sessuali.

Il ministro di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero replica a Mastella affermando che “la norma fatta (la anti-omofobia) è assolutamente corretta e non ha nulla a che vedere con i reati di opinione”.

Rifondazione comunista boccia in ogni caso l’intenzione del governo di togliere le norme anti-omofobia dal testo del provvedimento sulla sicurezza che dovrà essere esaminato in seconda lettura dalla Camera. «Noi votiamo il testo così come ci arriva dal Senato», avverte il presidente dei deputati del Prc Gennaro Migliore mentre il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, aveva promesso l’eliminazione della norma dal provvedimento entro la fine dell’anno.

Che confusione…

Tutti minacciano chissà cosa, ma intanto continuano a rimanere ben saldi ai loro posti!!

Risolto intanto il “caso Divella”: il senatore di AN non ha partecipato al voto giovedì sera perché colto da un malore improvviso che ha necessitato il ricovero in ospedale. Diffusa una nota con la quale Divella si scusa con i suoi elettori, con i colleghi senatori e con il Presidente di AN Gianfranco Fini che in un primo momento ne aveva chiesto le dimissioni.

Il Governo barcolla ma non molla: DL Sicurezza approvato in Senato.

Purtroppo ancora una volta il peggior Governo che il nostro Paese ricordi l’ha spuntata. A fatica, come sempre, ma ce l’ha fatta. Con i soliti voti dei senatori a vita (solo Andreotti ha votato contro).
E’ finita 160 a 158 per il centrosinistra sulla fiducia posta dal Governo sul DL sicurezza: assente il Sen. Divella, del quale Fini ha chiesto le dimissioni per comportamento irresponsabile in una situazione tanto delicata ed incerta.
Attendiamo ulteriori notizie in merito.

Speriamo tanto che l’appuntamento con il crollo sia solo rimandato di poco. Tutti aspettiamo ormai da tempo la fine di questa agonia, perché questo “accanimento terapeutico” sta soltanto danneggiando la nostra amata Italia.
Aspettiamo domani mattina l'ennesima sparata da parte di qualche "sinistro" contro Prodi.
Chi alzerà il tiro stavolta??

E’ veramente bizzarro che un Governo che barcolla, che non si regge in piedi, che fa acqua dappertutto, che ha registrato il dissenso di tutte le categorie sociali del Paese, che quotidianamente è sottoposta ad attacchi frontali da parte di tutti i componenti della stessa maggioranza, è veramente inspiegabile che questo Governo stia ancora lì!

Ma a chi va bene tutto questo??

A questo punto la proposta del “recall” (una sorta di referendum popolare che può mandare a casa i governanti di turno) sarebbe proprio una bella idea rivoluzionaria nel nostro sistema politico.
Forse, però, come tante rivoluzioni, rimarrà solo nei nostri desideri irrealizzati!

giovedì 6 dicembre 2007

Ancora fiducia sul dl sicurezza... Tra poco il voto in Senato


E’ previsto tra pochissimo il voto di fiducia al Senato sul decreto legge sulla sicurezza.

Non sappiamo ancora come andrà a finire, ma l’aria che tira non è delle migliori per il Governo (tanto per cambiare)…
Mastella dice “La vedo male” e dice ai cronisti “Ragazzi, venite al Senato perché stasera la vedo brutta”.
E' la 24° questione di fiducia a cui ricorre il Governo per blindare il provvedimento in Parlamento e per evitare ricatti interni nella stessa maggioranza.

Ieri Bertinotti ha sottolineato il fallimento generale di questo centrosinistra e del Governo.
Lamberto Dini, dal canto suo, ha rincarato la dose affermando che questo Governo è al capolinea.

Se lo dicono loro, significa che davvero il Governo è un malato in coma irreversibile e tutti sono in attesa della estrema unzione!
Anche le spallate di Berlusconi ormai non servono più… questi cadono da soli…
Ma siamo proprio curiosi di vedere quando avranno la dignità politica e morale di dimettersi, andare a casa e provvedere a nuove elezioni…

Forse stasera l’estrema unzione del Governo??
Speriamo!

Comune vs. Commercianti sul Natale in città. La nostra opinione...

Meglio un Natale semplice e forse anche un pò austero, che riscopra il valore spirituale delle festività, piuttosto che all’insegna degli sprechi, del consumismo, del materialismo e della superficialità alla quale un certo modello di società ci ha ormai –e purtroppo- abituati.

Sulle polemiche tra Amministrazione Comunale ed Associazioni dei commercianti sui fondi stanziati per le imminenti festività, la questione dovrebbe essere di carattere completamente diverso.
Non si può ridurre tutto ad un dato meramente economico.
Il Natale è una festa religiosa, che ci deve trasmettere spiritualità.
Ma ormai da tanti anni si sta progressivamente perdendo il significato delle tradizioni legate a questo periodo, tutto si sta riducendo ad un freddo e veloce scambio di regali, spesso inutili. Tutti siamo presi dall’acquisto senza freni, dal regalo a tutti i costi.

Il Natale non è più bello se c’è una luminaria in più in piazza, ma il Natale è più bello se tutti noi ci ricordassimo che la solidarietà è un valore da declinare quotidianamente, se tutti ci fermassimo un attimo a pensare, a ragionare sul valore che esso ha per noi cristiani.

E’ un messaggio profondo verso il quale dovremmo tutti volgere la nostra attenzione.

Riscopriamo le tradizioni del Santo Natale! Plaudiamo all’iniziativa del Premio per il presepe più bello fatto in casa dai lancianesi. E’ una bella idea che va proprio nella direzione di valorizzare le rappresentazioni della Natività, è un modo per non dimenticare le nostre radici cristiane.

La competitività di chi opera nel commercio non si dimostra con un albero di Natale in più piazzato lungo il Corso ma con la qualità e la valorizzazione dei prodotti, il servizio offerto, la capacità di fidelizzare e di proporre vantaggi per i clienti.