giovedì 13 dicembre 2007

DIVISIONI AZZURRE. La rivoluzione di Berlusconi ha causato un terremoto...

Dopo la nascita del PDL.
La rivoluzione di Berlusconi ha causato un terremoto che si ripercuoterà sugli organigrammi del nuovo partito. Potrebbero cambiare rispetto a quelli di Forza Italia. In questo modo.




Da Forza Italia a Popolo della libertà: la repentina trasformazione non solleva solo gli entusiasmi di molti italiani, sta creando anche qualche dissidio interno. Chi farà le spese del mutamento? Chi salirà e chi scenderà nel rinnovato organigramma?
Ufficialmente in Forza Italia non ci sono incrinature sulla linea politica scelta da Silvio Berlusconi. «Sono malumori già rientrati» assicura a Panorama il coordinatore nazionale Sandro Bondi. «L’evoluzione naturale è aprirsi a nuovi mondi, come quello cattolico: sto lavorando in questo senso con Eugenia Roccella, portavoce del Family day».
Malumori? Dissidi interni? «È acqua passata» secondo il vicecoordinatore Fabrizio Cicchitto. «Ci furono anni fa, quando Bondi e io rinnovammo la vecchia struttura, facendo largo ai giovani e togliendo il tappo. Oggi il rischio è di pensare ai rami e non guardare il tronco. Per due settimane c’è stata una mobilitazione di massa che non accadeva dagli anni 50 con il Pci. La trasformazione è già avvenuta, ora si tratta solo di fare una saldatura intelligente: ci sono la struttura centrale, i circoli di Brambilla e quelli di Dell’Utri e un eccezionale afflusso di gente. Difficile quantificarla. Di certo 3 milioni di persone ai gazebo, e si parla di 400 mila nuove adesioni».
Lo scossone determinato dalla consultazione popolare pare abbia dato nuova vitalità agli emergenti del partito e un po’ di adrenalina alla vecchia guardia. Malumori e litigi sarebbero rientrati.
La pensa diversamente Ferdinando Adornato, che non aderirà alla nuova forza: dal 23 gennaio il neoconservatore d’Italia trasformerà la sua fondazione Liberal in un quotidiano. La gigantografia di Berlusconi è ancora sopra la sua scrivania, ma lui dopo un breve incontro con il Cav ha fatto sapere che non farà parte del Popolo della libertà, «nonostante l’affetto e la stima che nutro per il presidente».
Nessun terremoto, solo qualche lieve scossa di assestamento, dice il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti: «I cambiamenti sono sempre positivi: ci sono forze nuove da inserire e da valorizzare, continuando a utilizzare le risorse della classe dirigente già esistente».


Forte e battagliera più che mai, se si guarda l’esempio di Marcello Dell’Utri con il Circolo del buon governo, 3.500 associati in tutt’Italia, che ha preso le distanze dagli altri circoli, quelli di Michela Vittoria Brambilla («i suoi sono formati sull’antipolitica»). Lei, definita dai nemici «la Berluscona» o «Michela la rossa», ha l’appoggio dichiarato di Marcello Pera, Beppe Pisanu, Franco Frattini e va dritta per la sua strada.
Si dice che l’imprenditrice lombarda abbia molti più sostenitori di quelli ufficiali. Senatori, deputati e coordinatori le avrebbero già telefonato, dichiarando la propria disponibilità a lavorare insieme: dal bolognese Fabio Garagnani a Valerio Carrara, da Patrizia Paoletti a Giuseppe Cossiga, da Enrico Nan a Valentina Aprea.
«L’operazione politica di Berlusconi è la vera risposta alla nascita del Partito democratico, solo che Walter Veltroni ci ha impiegato 2 anni e Berlusconi 3 minuti»: questo il giudizio di Gaetano Quagliariello. Il senatore, componente del direttivo di Forza Italia, parla (citando Fedele Confalonieri) di «rivoluzione del predellino» in riferimento al bagno di folla in piazza San Babila, quando il Cav si è sporto dall’auto, in piedi sul pavimento. Ma raccomanda: «L’attuale classe dirigente è un patrimonio, non deve essere dispersa».
In questo momento di transizione c’è chi se ne sta tranquillo, chi minimizza i malesseri e chi, come l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, chiede di «allargare il tiro a nuove personalità come Savino Pezzotta o Luca di Montezemolo». Giulio Tremonti non nasconde la poca stima nei confronti di Brambilla («Non me ne frega un tubo» disse riferendosi al ruolo assegnatole da Berlusconi). L’ex ministro dell’Economia disegna un cammino che porti a una forma politica che lui definisce «rassemblement» o confederazione, nella quale la questione centrale sia «quella dei valori».
E se da un lato ci sono dubbi e certezze di personalità di prestigio con anni di esperienza politica, dall’altro c’è una nuova leva, quella dei quarantenni e delle quarantenni, pronta a entrare in gioco.

In pole position Mara Carfagna, parlamentare salernitana, nominata alla guida di Azzurro Donna, consulta femminile del partito. Dice a Panorama: «Berlusconi ha sparigliato le carte sul tavolo politico, con un progetto liberale, alternativo al centrosinistra. Comprendo i malesseri di qualcuno, ma confido nel senso di responsabilità: il momento è epocale».
«Non ci saranno drammi generazionali» secondo Laura Ravetto, laureata alla Cattolica a pieni voti, ex avvocato di Cuneo, che chiarisce: «Berlusconi è un personaggio innovativo, ma vuole mantenere ciò che di buono c’è nella struttura, con qualche iniezione di vitalità e confidando in alleanze preziose e durature».
Per Michaela Biancofiore «è un momento storico importante: c’è da disegnare un nuovo futuro con un leader che già c’è ed è riconosciuto dal popolo italiano, che detesta l’artificio della politica politichese, come direbbe il mio presidente».
Tra le saranno famose del Parlamento non va dimenticata Beatrice Lorenzin, 33enne di Ostia, per 5 anni alla guida dei giovani di Forza Italia nel Lazio, che Bonaiuti definisce «bravissima», mentre la guarda in una recente apparizione televisiva. («Ma non dimentichiamo chi la politica la fa da anni, con successo, come Stefania Prestigiacomo»).
Donne e uomini sono pronti a scendere in campo. Come il deputato torinese Maurizio Lupi («È ora di rimettersi in discussione per costruire qualcosa di più grande, anche dopo 14 anni, anche con un partito saldo come era Forza Italia»); o il bergamasco Gregorio Fontana («È una sfida che dobbiamo raccogliere tutti. Forza Italia è la spina dorsale di una nuova formazione con diverse anime. Siamo in un momento di passaggio»).
«Timori sul nuovo organigramma? Accade anche nelle aziende, è una cosa normale» ricorda il coordinatore del Piemonte, Guido Crosetto. «Tutti ci abituiamo, ognuno vuole tenersi stretto il suo posto. Però Berlusconi ha intercettato un’esigenza che nasce dal basso: la sfida qui non è mantenere il ruolo di comando, ma creare un partito del centrodestra».
Combattivo più che mai il senatore milanese Giorgio Stracquadanio: «La nascita del Popolo della libertà è una trovata geniale. Rompe tutti i precedenti schemi che si erano ormai calcificati. Le stagioni cambiano, avviene così nella politica europea. Entrano nuovi protagonisti che crescono più in sintonia con i loro tempi». Saranno famosi?

Fonte: Panorama.it
(di Romana Liuzzo)